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Vicenza, sparò e uccise rapinatore: accolta l’archiviazione per il benzinaio Stacchio

Secondo la Procura la sera della rapina all’oreficeria di Ponte di Nanto, i due banditi avevano sparato per uccidere, puntando l’arma ad altezza d’uomo. Per questo motivo, sia per il pm che per il giudice, Stacchio avrebbe risposto in maniera proporzionata a una “minaccia mortale”, cercando di non colpire parti vitali dei rapinatori.
A cura di Redazione
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Il 3 febbraio del 2015 Graziano Stacchio aveva sparato in direzione di alcuni rapinatori che si erano introdotti nell'oreficeria "Luxo" di Roberto Zancan, poco distante alla sua pompa di benzina. Uno dei malviventi , Albano Cassol, di quarantuno anni, era morto in seguito a una ferita alla coscia. Per questo motivo il benzinaio di Ponte di Nanto, in provincia di Vicenza, era indagato per eccesso colposo di legittima difesa.

Oggi, il giudice di Vicenza Stefano Furlani ha firmato il decreto di archiviazione dell'accusa. La richiesta era stata presentata lo scorso aprile dal pm Cristina Gava che aveva aperto l'indagine all'indomani della sparatoria. Il complice di Cassol, suo figlio Alan, è stato arrestato solo pochi giorni fa, lo scorso 20 maggio.

Secondo la Procura la sera della rapina all'oreficeria di Ponte di Nanto, i due banditi avevano sparato per uccidere, puntando l'arma ad altezza d'uomo. Per questo motivo, sia per il pm che per il giudice, Stacchio avrebbe risposto in maniera proporzionata a una "minaccia mortale", cercando di non colpire parti vitali dei rapinatori e mirando due volte alla carrozzeria dell'auto e una volta alla coscia di Cassol.

Ripensando ai fatti dell'inverno del 2015, il benzinaio veneto non ha sempre detto che rifarebbe esattamente la stessa cosa: "Perché difendere quella giovane intrappolata – la commessa dell'oreficeria ndr – nella gioielleria lo considero un dovere". D'altro canto, nel corso di un'intervista rilasciata poco tempo dopo, aveva dichiarato: "Se penso ai figli di quell'uomo, mi fa male". Il "caso Stacchio" era diventato in poco tempo di rilievo nazionale, tanto che talvolta il benzinaio del vicentino si ritrovava a desiderare "una vita normale": "Sono in uno stato di confusione totale e di malessere e vorrei solo tornare a fare il mio lavoro", aveva detto.

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