Vicenza, dentro al museo nazista: “Nessun revisionismo, al Colosseo ci sono i centurioni”
Girano in divisa, ti accompagnano all'entrate del bunker di Albert Kesserling, il feldmaresciallo che guidò la Wermacht in Italia durante la seconda guerra mondiale, ti consegnano in mano i visori tridimensionali da indossare durante la visita al bunker. Giovanissimi, sorridenti, il fucile mitragliatore un po' ingombrante e pesante. Stranissimo da vedere per chi non è abituato alla divisa, credo. È questa la strana accoglienza che si riceve al museo bunker di Recoaro Terme nel vicentino.
Un salto indietro nel tempo che ha fatto discutere tutta l'Italia: è giusto vestirsi da nazisti dentro ad un museo che ripercorre quel periodo così buio per la storia italiana? Secondo il presidente, Enzo Brunialti, dell'Associazione Bunker di Recoaro non c'è niente di strano: "Non c'è nessuna volontà di fare apologia, o di omaggiare quegli anni, abbiamo deciso di vestirci in uniforme per dare ricchezza alla visita del bunker e per far immedesimare il visitatore all'interno di quello che poteva essere al tempo questo luogo".
Le visite continuano. E si continua con la divisa: "dopo le polemiche il numero delle prenotazioni è aumentato vertiginosamente", continua a spiegare Enzo Brunialti, "e come quando si va al Colosseo e ci si fa la foto con i centurioni romani, ecco, qui non si vuole arrivare a niente del genere, ma semplicemente arricchire l'esperienza di visita museale al bunker".
I figuranti in divisa nazista sono disinvolti e giovanissimi, 18-20 anni. Un alpino chiede ad uno di loro se si sentono di fare apologia di qualcosa, lui risponde risoluto: "In una parola, no".