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Via libera alla caccia ai cervi in Abruzzo, Tar respinge il ricorso degli animalisti: si parte dal 14 ottobre

In udienza i giudici hanno ritenuto che i cervi rientrino tra le specie cacciabili e che la Regione stia attuando il piano venatorio faunistico. Soddisfatta della decisione la giunta regionale, rammaricate le associazioni animaliste: “Ricorreremo al Consiglio di Stato”
A cura di Giovanni Turi
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Il Tar de L'Aquila respinge il ricorso delle associazioni animaliste Wwf, Lav e Lndc contro la delibera regionale dell'Abruzzo che autorizza l'abbattimento di 469 cervi
Il Tar de L'Aquila respinge il ricorso delle associazioni animaliste Wwf, Lav e Lndc contro la delibera regionale dell'Abruzzo che autorizza l'abbattimento di 469 cervi

Sì agli spari sui cervi. Il Tar de L’Aquila respinge il ricorso delle associazioni animaliste sulla delibera regionale riguardo la caccia ai cervidi, al via da lunedì 14 ottobre. Un testo che autorizza per la prima volta l’abbattimento di 469 esemplari in due zone della provincia de L’Aquila per il contenimento della sua popolazione. La decisione in udienza è arrivata nella giornata di mercoledì 9 ottobre. Esulta la giunta regionale, delusione tra le fila di Wwf Italia, Lav e Lndc Animal Protection.

Le motivazioni del Tar de L'Aquila

I giudici hanno motivato la scelta partendo dalla legge 157 del 1992, secondo cui il cervo rientra tra le specie cacciabili (non presentando problemi di tipo conservazionistico), e rilevando che la delibera impugnata è stata adottata in attuazione della pianificazione all’interno del Piano faunistico venatorio regionale.

E specificano: “Si rileva che il prelievo approvato con la delibera in attuazione del Piano è relativo alla caccia di selezione e non al controllo delle specie ai sensi dell’articolo 19 della legge 157 del 1992 che deve essere motivato da specifici e reiterati conflitti con attività antropiche o da interazione negative con altre specie”.

Ma c’è di più. La contestazione delle associazioni riguardava anche i dati forniti a supporto della delibera, tanto sui danni alle colture quanto agli incidenti stradali causati dai cervi e il loro monitoraggio. “Dopo aver riconosciuto la mancata uniformità delle rilevazioni più risalenti nel tempo – si legge nell’ordinanza -, la proposta di gestione dà atto del miglioramento e della standardizzazione della raccolta delle informazioni rispetto agli anni precedenti”. Il che ha portato ad “ottenere una rappresentazione realistica attuale della consistenza e della distribuzione del cervo” sul territorio regionale.

Al numero assoluto dei cervi si associa poi il fattore ampiezza del territorio. In questo caso, i giudici si sono accodati alla valutazione della giunta regionale e di Ispra: “Il numero ottenuto è certamente una sottostima” rispetto a quello riportati sulla documentazione. E sottolineano che “i dati della densità sono, comunque, superiori al valore soglia indicato dall’Ispra e il tasso di prelievo applicato è in linea con gli indicatori, pari al 10% del totale degli individui”. Altro motivo a supporto della scelta: il calendario venatorio prevede l’abbattimento dei cuccioli e delle femmine solo da gennaio, “quando gli esemplari più giovani avranno un’età tale da essere indipendenti dalla madre”.

Le reazioni di Regione e associazioni animaliste

“L’ordinanza attesta la correttezza della delibera regionale e la validità del procedimento amministrativo da parte della Regione”, commenta il vice presidente regionale, Emanuele Imprudente. Soddisfatto anche il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: “Riconosciamo l’importanza della tutela delle specie protette ma ribadiamo la necessità di un giusto equilibrio sul territorio”. Posizione che cercherà conferma anche nel voto in Commissione Agricoltura della Regione sulla delibera nella giornata di venerdì 11 ottobre. Le opposizioni, insieme a Forza Italia e alle associazioni animaliste e ambientaliste, sono compatte per il no.

D'altra parte, le associazioni animaliste esprimono “rammarico” per la decisione del Tar de L’Aquila sul ricorso presentato il 18 settembre. “Si dimostra così il primario interesse della Regione: soddisfare le richieste dei cacciatori che vogliono svolgere quella che la legge nazionale considera un’attività ludico-sportiva e che comporterà un vero e proprio massacro dei cervi in Abruzzo”. Poi annunciano la valutazione “se ricorrere al Consiglio di Stato” in fase cautelare: “Non possiamo tollerare che gli animali possano essere consegnati al piombo dei cacciatori”.

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