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Storie di italiani all'estero

“Via dall’Italia per insegnare pianoforte. Vivo e mi esibisco tra Spagna e Portogallo”: la storia di Stefano

Stefano Visintainer, musicista trentino di 32 anni, ha raccontato a Fanpage.it la sua vita professionale e la sua storia di italiano all’estero. Dal 2020, infatti, si divide tra Spagna e Portogallo, dove vive e insegna pianoforte presso l’Accademia Fernandes Fão: “Inizialmente non avevo intenzione di trasferirmi all’estero, ma mi si è presentata un’opportunità e ho deciso di coglierla”.
A cura di Eleonora Panseri
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"Ho cominciato a suonare il pianoforte a 8 anni, a 10 ho fatto l'ammissione in conservatorio e da lì ho sempre seguito il percorso musicale. Ho frequentato il liceo di Trento, ho partecipato a concorsi nazionali e internazionali, ho sempre voluto seguire la strada del pianista e del musicista a tutto tondo".

Stefano Visintainer, musicista trentino di 32 anni, inizia così a raccontare a Fanpage.it la sua vita professionale e la sua storia di italiano all'estero. Dal 2020, infatti, il 32enne si divide tra la Spagna e il Portogallo, dove insegna piano presso l'Accademia Fernandes Fão. "Non suono solo da solista, ma mi sono dedicato anche alla composizione e agli arrangiamenti per eventi come il Tedx di Trento (nel 2019, ndr), qui a Vigo mi sono dedicato all'insegnamento e ho esplorato anche altri generi, non solo la classica".

Quando e perché ti sei trasferito in Spagna?

Dopo aver concluso gli studi e ottenuto il diploma al conservatorio, nel 2017 mi è stata offerta la possibilità di partecipare come docente esterno a una masterclass internazionale di pianoforte per l’Accademia Fernandes Fão in Portogallo.

Alla fine di quest'esperienza sono rientrato in Italia e nel 2020 il direttore dell'Accademia mi ha offerto un lavoro come docente di piano e pianista accompagnatore. Ora vivo a Vigo, in Spagna, dove ero già stato per un Erasmus. Lavoro qui, in Portogallo e in giro per il mondo. Torno spesso anche in Italia per esibirmi.

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Ho avuto belle soddisfazioni dal punto di vista degli studi in Italia. L'ultima è stato il diploma specialistico a Stradella, con il maestro Roberto Cappello, nell'Accademia del Ridotto. Lui mi ha dato tanto, così come gli altri insegnanti che venivano spesso a visitare il Conservatorio di Trento, come Andrea Lucchesini o Massimiliano Damerini, grandissimi pianisti.

L'Italia mi ha dato modo di confrontarmi con persone di calibro davvero alto. Ma il sistema dei conservatori è abbastanza bloccato per tanti motivi nel reclutamento del personale docente. Viene valutato il curriculum artistico ed è difficile per gli aspiranti riuscire a competere con musicisti di chiara fama.

In Spagna bisogna affrontare un esame durissimo, che tuttavia non dà una percentuale alta sui punteggi artistici quanto sulla performance teorica e pratica della prova. Ci sono ragazzi che tentano l'esame 4/5 volte, è molto difficile. Con questo non dico che il sistema spagnolo sia eccellente e che quello italiano non lo sia, però diciamo che il primo ha il vantaggio di non basarsi solo sul percorso artistico. Chi va all'estero guarda anche alle opportunità che gli vengono offerte e io ho colto la mia.

Cosa ti piace della Spagna? 

A parte il fatto di aver trovato qui la mia compagna con cui convivo, ho fatto anche diverse amicizie in campo musicale e non solo. Non vedo grandi differenze rispetto all'Italia ma, venendo da una realtà piccola come Trento, qui a Vigo sono riuscito con un po' più di facilità a instaurare nuove relazioni. Mi sono sentito accolto, c'è un'apertura che ti permette di confrontarti con le persone con grande facilità.

Poi qui è tutto po' meno caro rispetto all'Italia, soprattutto il cibo. In questi tempi anche la benzina costa un po' meno e gli affitti sono molto bassi: quando ero venuto in Erasmus pagavo veramente poco. Mi trovo bene in Galizia, dove hanno un microclima che si avvicina a quello atlantico ma con inverni più umidi che freddi. Le temperature non arrivano mai sotto lo zero e da marzo fino a ottobre ci sono quasi sempre 20 gradi. Una cosa molto facile da apprezzare! In più, c'è il mare e il pesce freschissimo a pochi passi da casa mia, sono caduto bene!

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E cosa non ti piace?

Diciamo che la Spagna è molto orgogliosa della sua ‘hispanidad‘, quindi magari sulle cose estere gli spagnoli tendono a essere un pochino più chiusi. Anche nel modo di concepire le cose guardano un po' tutto ‘alla spagnola', non so se mi spiego. Però conosco anche tanti italiani che sono così.

Un altra cosa abbastanza negativa, e che per me è stato sconvolgente scoprire, è il fatto che in Spagna gli istituti non sono in linea con i quadri europei nel riconoscimento dei titoli di studio. Non è possibile che questo accada in uno Stato europeo, con gli accordi che sono stati fatti anni fa. In Italia già da tempo i conservatori sono parificati al percorso universitario. Anche in Portogallo sono più aperti dal punto di vista degli studi superiori: le università hanno anche facoltà di musica con gli indirizzi classico, jazz ed operistico.

Cosa ti manca dell'Italia?

Venendo dal Trentino ed essendo finito in un posto di mare, mi manca molto la montagna, le nostre Dolomiti. E anche tutto l'ambiente familiare e gli amici. Allo stesso modo mi manca quello che ho costruito negli anni a Trento e nei dintorni. Rientro spesso, dalla Spagna è facile tornare, ma mi manca la facilità nel fare certe cose.

Per esempio, se fossi stato ancora in Italia, per realizzare il mio ultimo progetto di composizione con videoclip avrei avuto tutti i contatti, persone di fiducia, mentre qui è tutto più difficile da trovare. Le persone vanno cercate e non tutti sono così competenti. L'Italia è la patria del pianoforte e degli accordatori, c'è una grande cultura in questo campo. Qua invece non è così ed è una cosa di cui sento molto la mancanza.

Hai mai pensato di tornare in Italia?

Inizialmente non avevo intenzione di trasferirmi all'estero, però mi si è presentata un'opportunità e ho deciso di coglierla. Ma l'idea di lavorare in Italia mi piace molto, quindi penso che mi comporterei come già fatto: se in futuro dovesse esserci una buona opportunità, la valuterei.

Che progetti hai per il prossimo futuro?

In questo momento, con il collega Marco Rinaudo (anche lui pianista trentino, ndr) stiamo registrando un album che raccoglie un progetto eseguito con alcuni concerti nel 2023 in diversi Paesi, come Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda. Sono brani di compositori italiani di fine ‘800/inizio ‘900, Busoni, Martucci, Respighi e Casella, che abbiamo deciso di incidere per lasciare una traccia.

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La musica è qualcosa di molto astratto, inizia e finisce, non puoi afferrarla. Per il nostro duo incidere questo album invece significa raccogliere il frutto di questi anni di lavoro. L'euforia del concerto è bellissima, perché ci sono tante ore di preparazione, ma dopo l'esecuzione finisce tutto. Il fatto di aver un cd invece è un modo per trattenere le fila di quello che si è fatto.

A chi consiglieresti o sconsiglieresti la Spagna per vivere?

Per i musicisti la Spagna, secondo me, è un'opportunità bellissima perché ha tante realtà regionali fantastiche da esplorare. Qui ci sono tante orchestre, quindi, chi vuole provare a lavorare in questo ambito, può trovare diverse realtà molto aperte, così come lo è il Paese in generale.

Dall'altro lato, qui lo stile di vita segue molto la luce del giorno, bisogno adattarsi a tanti orari e ritmi diversi. Serve elasticità per abituarsi alla realtà degli spagnoli. Se una persona è molto quadrata, diciamo che la Spagna non è proprio la scelta più indicata.

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