Verona, torture in Questura, parla Adil: “Picchiato dai poliziotti che io stesso ho chiamato”
Due volte vittima, prima di un'aggressione in strada e poi della violenza da parte di chi l'avrebbe dovuto proteggere. Adil Tantaoui è una delle tante persone – quasi sempre straniere – finite nelle grinfie dei poliziotti di Verona, ora agli arresti con le accuse di tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto e omissione di atti di ufficio e falso ideologico in atto pubblico.
Il suo incubo è iniziato il 26 ottobre 2022. Adil marocchino, da 7 anni nel nostro Paese, incensurato e sposato con una donna italiana – se ne stava per conto suo, ha raccontato nell’intervista a La Stampa, quando un ragazzo italiano gli ha chiesto una sigaretta. Lui non ne aveva, e gli ha detto di ‘no'. Per tutta risposta, l'altro l’ha colpito in testa con un bastone.
È stato lui stesso a chiamare la polizia. Che arriva poco dopo, come da prassi, insieme a un’ambulanza. Tantaoui viene medicato alla testa. Ma proprio da quella richiesta di aiuto inizia il sopruso. Gli agenti, dice, hanno lasciato andare l'aggressore, ma hanno insultato e trattenuto solamente lui, senza nemmeno chiedergli i documenti. "Arabo di m…! Marocchino te ne devi andare di qua!" gli avrebbero urlato contro.
Una volta arrivato in Questura a Verona, subisce il primo pestaggio, nel tunnel del parcheggio: "Mi hanno preso a calci nelle gambe, poi mi hanno strappato dalla testa le medicazioni".
Arrivato nell’edificio, ancora dolorante e senza alcuna motivazione valida per il fermo, viene abbandonato nudo, senza acqua né cibo. "Stavo male. Mi hanno tolto tutti i vestiti e mi hanno buttato per terra nella stanza degli arrestati in mutande. Senza mangiare, senza niente. Tutto il giorno e tutta la notte. Sono svenuto".
L'indomani, Adil sarebbe stato poi portato al centro di permanenza per il rimpatrio (cpr) di Torino, anche se lui non doveva essere espulso, essendo sposato con una donna italiana. Lì sarebbe rimasto per più di un mese prima di essere rilasciato.
E pensare che solo nel 2018 quando era un senzatetto si era distinto per l'onestà: aveva restituito ad un docente universitario un borsone dimenticato con pc nuovo, tablet, documenti e un valore oltre i 2500 euro. "Povero sì, ladro mai" si limitò a dire, quel giorno.
Al termine dell'intervista l'uomo ha dichiarato di aver provato ogni genere di lavoro per realizzarsi in Italia, senza però riuscirci. Poi l’ultima risposta al giornalista: “Richiamerebbe ancora la polizia?”. “No, probabilmente no”.