"In queste settimane epidemiche si già visto di tutto: economia quasi paralizzata, città in stile “I am legend”, gente che canta dal balcone, social intasati e molta, molta amuchina. Ah, per non parlare delle mascherine. L’attuazione dei vari decreti e il blocco della mobilità hanno rivoluzionato la quotidianità degli italiani e le economie di tutte le città italiane. Gli effetti della quarantena sono ancora più evidenti in quelle località la cui economia é totalmente monopolizzata dal un unico settore.
Prendiamo ad esempio il turismo… vi dice qualcosa Venezia?". Inizia così la lettera di Marco, lettore 29enne di Fanpage.it, che ci ha scritto per documentare l'atmosfera "surreale" che si respira in questi giorni un posto normalmente assediato dai turisti.
A livello nazionale, la città lagunare é seconda solo a Roma per numero di turisti all’anno [12 milioni] ed é indubbiamente la più piccola, sia per estensione geografica che per numero di abitanti. Numeri alla mano, ogni mese gli ultimi 50 mila veneziani che popolano il centro storico convivono con una media di circa un milione di turisti. Nell’ultimo decennio il turismo turistico si é adattato al trend globale aprendosi gradualmente al low-cost, il livello definitivo: prima con gli affitti turistici, e poi con il proliferare di complessi alberghieri nella terraferma. Venezia è andata all-in, scommettendo tutto su un unico settore. In questo vorticoso climax turistico senza fine, la quarantena imposta dal governo sembra essersi abbattuta su Venezia come un deus ex machina, capace di tramortire da un giorno all’altro la macchina turistica e trasformare la città in un qualcosa mai visto prima.
Effetto secondario? Venezia non é mai stata così spettacolare. E surreale. Quando gli autobus provenienti dall’aeroporto arrivano a Venezia, gli unici a scendere sono gli autisti che smontano il turno. Le calli e gli angoli normalmente affollati sono così vuoti che risultano quasi irriconoscibili. Le migliaia di turisti disorientati hanno lasciato il posto a pochi veneziani che, nascosti dietro le mascherine, camminano verso il lavoro o il supermercato con il tipico passo rapido di chi é abituato a
destreggiarsi tra ponti e campielli.
La quarantena sembra aver trasformato Venezia in una delle città ideali raffigurate durante il rinascimento, in cui la combinazione tra architettura e spazi vuoti mostra un centro urbano che assomiglia parecchio ad una visione onirica.
Camminando nei dintorni di Piazza S.Marco, epicentro turistico della città, ho come l’impressione di passeggiare nei corridoi di qualche museo eccessivamente esclusivo o troppo poco conosciuto. Avanzando rapidamente verso la piazza giro l’ultimo angolo quasi sfiorandolo con la spalla, sicuro dell’improbabilità di scontrarmi con qualcuno. Faccio qualche altro passo verso il centro della Piazza e senza neanche accorgermene, mi paralizzo davanti alla basilica.
Ho come l’impressione di non averla mai vista. La facciata, sommersa assieme a tutta la piazza in un silenzio da eco, risulta ancora più solenne e imponente del normale. Ad un certo punto, nella piazza ci siamo solo io e lei [la basilica] e mi sento quasi in colpa per aver profanato la sua solitudine. Decido di nascondermi dal suo sguardo inquisitorio e rifugiarmi nel porticato che delimita tre dei quattro lati della piazza. Procedo dando le spalle alla Basilica ma, ogni volta che la visuale lo permette, allungo la testa tra le colonne per godere ancora un po’ di quella visione surreale.
Anche l’acqua dei canali veneziani, non certo famosa per essere limpida, sembra giovare degli effetti della quarantena. A poche settimane dall’entrata in vigore del decreto governativo si notano già i risultati della diminuzione del traffico lagunare e del moto ondoso. La trasparenza dell’acqua dei 150 canali che attraversano la città è decisamente migliorata e in alcuni casi sembra così limpida da far venir voglia di una nuotata. L’eventuale multa di migliaia di euro (se colto in flagrante) e il fatto che buona parte delle case veneziane non gode di fognature, mi hanno fatto cambiare idea abbastanza velocemente.
Gli effetti della quarantena – assenza di turismo e diminuzione dell’attività umana – oltre a regalarci una Venezia desertica ma mozzafiato, ci sventolano davanti agli occhi la fragilità di un’economia monopolizzata dal turismo ed i suoi effetti sulla cittadinanza, e sull’ecosistema in cui sorge. In un mondo ideale, la capace e competente classe politica saprebbe sicuramente imparare dagli insegnamenti di questa epidemia, promuovendo un nuovo tipo di turismo e incentivando lo sviluppo di altri settori economici. Tutto ciò al fine di tutelare maggiormente i cittadini e l’ambiente. Tutto molto bello. Purtroppo però, sembra che il mondo ideale sia un po’ come le città rappresentate nel rinascimento: destinato a rimanere su carta.