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Venezia, conto choc al ristorante “da Luca”: il proprietario era stato arrestato per droga

Ancora indiscrezioni sul ristorante veneziano famoso in tutto il mondo per il conto salato riservato a quattro studenti giapponesi: come riporta “La Nuova Venezia”, il proprietario Cheny Zheng nel 2015 è stato arrestato all’aeroporto di Tessera con 48 pastiglie di Ecstasy e dieci fialette di ketamina nella valigia. Si era difeso: “Guadagno tanti soldi”
A cura di I. A.
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Riflettori ancora puntati sull'Osteria "da Luca", il ristorante veneziano di San Marco ormai famoso in tutto il mondo per il conto salatissimo recapitato a quattro studenti giapponesi che avevano ordinato una bistecca a testa e un fritto misto per un totale di circa 1100 euro. Dopo la maxi-sanzione da 20mila euro che il locale sarà costretto a pagare dopo che autorità amministrative e sanitarie hanno riscontrato una serie di irregolarità, arriva un ulteriore indiscrezione sull'attività, che riguarda stavolta i problemi del proprietario con la giustizia. Come riporta il quotidiano "La Nuova Venezia", dietro il locale c'è l'impero della famiglia cinese Zheng, che si occupa dal almeno un ventennio anche della gestione di catene di alberghi e di negozi di borse.

Nulla di particolarmente rilevante intorno a questa a facoltosa dinastia che ha messo letteralmente le mani, in maniera del tutto legale, sulla città lagunare. Fino a quando nell'ottobre del 2015, all'aeroporto di Venezia-Tessera, Cheny Zheng, già proprietario dell’Osteria "da Luca" viene arrestato con 48 pastiglie di Ecstasy e dieci fialette di ketamina nella valigia. All'epoca l'uomo aveva 30 anni e raccontò alle forze dell'ordine che era appena atterrato da Las Vegas, la capitale mondiale del gioco d'azzardo. Dopo averci trascorso due mesi, aveva deciso di ritornare in Italia e di assecondare la sua nuova passione aprendo diverse sale gioco di video-lottery anche in centro storico.

Nel corso dell'interrogatorio di convalida del fermo raccontò anche che guadagnava circa diecimila euro al mese e che l’anno precedente aveva pagato centomila euro all’Erario di tasse. Infine, ha spiegato al giudice che la madre, anch'ella titolare di un ristorante, " da Gioia", gli aveva appena regalato una Porsche, dal valore di 300 mila euro. Si trattava più che altro di un tentativo di giustificare con la sua ricchezza illimitata che non aveva bisogno di spacciare per poter vivere in maniera agiata e che quindi la droga trovata era per uso personale, riuscendo così a ottenere la libertà.

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