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Covid 19

Troppi tamponi in Veneto, in tilt i macchinari: uno ha preso fuoco. Si cambia metodo

Presentato in Veneto un sistema per ottimizzare l’analisi dei tamponi dopo che alcuni macchinari sono andati in tilt per le troppe analisi. Luca Zaia: “Prendiamo 10 analisi singole, ne prendiamo un po’ e le mescoliamo tutte in una provetta unica e analizziamo la provetta. Se dà positività torniamo alle provette singole e le analizziamo una alla volta per trovare il positivo”.
A cura di Susanna Picone
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La politica del Veneto è sempre stata quella di praticare tamponi a raffica per scovare i casi di coronavirus e ora il governatore Luca Zaia ha annunciato di aver deciso di avviare l'analisi dei tamponi in "pool" per accelerare lo screening della popolazione. “Prendiamo 10 analisi singole, ne prendiamo un po' e le mescoliamo tutte in una provetta unica e analizziamo la provetta. Se dà positività torniamo alle provette singole e le analizziamo una alla volta per trovare il positivo, ma visto che l'incidenza è ormai sotto il 2 per mille abbiamo un moltiplicatore per dieci nelle analisi quindi risolviamo il fattore limitante delle macchine facendone dieci in una”, ha spiegato Zaia durante la conferenza stampa alla Protezione Civile di Marghera e dopo che nella Regione alcune macchine per l'analisi dei test sono andate in tilt. Una è andata in stallo domenica a Padova, un'altra si è incendiata lunedì a Treviso.

In Veneto analisi in pool per risparmiare tempo e denaro

A spiegare meglio come funziona la "provetta pool" è Roberto Rigoli, Responsabile dell'Unità Operativa di Microbiologia dell'Ospedale di Treviso. Ad oggi ogni tampone viene raccolto in una singola provetta. Invece di analizzare un test alla volta, l'idea è quella di raccogliere più tamponi in una sola provetta. “È una procedura che esisteva già da tempo – ha spiegato il dottor Rigoli – soprattutto in ambito trasfusionale. Raccogliere i diversi test in un'unica provetta consente un notevole risparmio non solo economico ma anche di lavoro per la macchina che deve processare i test. Questo procedimento si chiama ‘Pool’ di sieri. La macchina invece di elaborare i risultati di dieci analisi potrà così analizzare un unico campione, senza margine d'errore. È un progetto a cui stiamo lavorando ormai da quindici giorni. L'idea ci è venuta dal fatto che, negli ultimi mesi sono aumentati a dismisura i numeri di tamponi eseguiti rispetto a prima dell'inizio dell'emergenza. Contemporaneamente ci siamo accorti che gli strumenti che avevamo a disposizione non erano programmati per lavorare 24 ore su 24. Il macchinario di Treviso ha preso fuoco proprio l'altro giorno per le troppe analisi eseguite ma noi microbiologi non ci siamo arresi”. I primi risultati sono stati soddisfacenti, ma Rigoli ha precisato che questo sistema si può applicare quando i tamponi negativi superano almeno l’80 percento del totale. Se i tamponi positivi dovessero risalire sarebbe necessario tornare ad analizzare un singolo tampone per ogni provetta. Il progetto prevede l'automazione di un robottino che registra ogni passaggio, leggendo il codice a barre e limitando al massimo il margine d'errore.

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