Velisti bloccati in quarantena: “Multati in ogni porto, ma eravamo partiti prima del blocco”
Quando li chiamiamo da lontano a gesti, arrivano in meno di un minuto.«Sa qui praticamente non vediamo nessuno, siamo da soli dietro questo cancello chiuso con un lucchetto». Lo skipper Franco Leonardi, Gianfranco Saracini e l'armatore Renato Marteli, da oltre una settimana vivono nella barca a vela di 12 metri ancorata al porto di Gioia Tauro. «Eravamo partiti il 3 marzo per portare la barca dalla Liguria a Trieste, ma nel mentre è arrivata l'ordinanza ‘Io resto a casa'».
Così, quello che in tempi normali sarebbe stato semplicemente il trasbordo di una barca appena acquistata, si è trasformato in una vera e propria odissea. «Arrivati al primo porto di attracco, non sapevamo cosa stesse succedendo. Eravamo in alto mare da giorni e quindi lontani dalla terraferma», ci spiega Leonardi. Partiti da Bocca di Magra, in provincia di La Spezia, i tre velisti fino al 3 aprile sono stati posti in quarantena nel porto calabrese. «Eravamo partiti tranquilli, ma poi è successo di tutto. Prima la guardia di Finanza, poi varie tappe a Livorno, Ischia, Maratea e in ogni porto c'è stata fatta una multa. Fino poi ad arrivare qui dove ci siamo fermati per colpa del maltempo».
Multe da duecento euro per ciascuna a testa per non ‘essere rimasti a casa'. Un malloppo di verbali e di autocertificazioni per motivare il perché del viaggio. «Non ci aspettavamo che in Italia succedesse tutto questo, altrimenti non saremmo partiti», dice Saracini. Arrivati nella parte turista del porto calabrese per colpa di una tempesta, Capitaneria e sindaco gli hanno impedito di ripartire. Il primo cittadino li ha messi in quarantena per paura di contagio da coronavirus.
«A noi sinceramente sembra paradossale e anche comico. In mare da soli, impossibile aver preso il virus. Non abbiamo avuto nessun contatto con i civili, con le persone che erano a terra, a parte le Autorità che normalmente stavano a distanza di sicurezza, a tre metri, quattro con uno scafandro, i guanti. Anzi al limite potevano trasmetterlo loro a noi». Una disavventura costata l'armatore intorno alle cinque mila euro non preventivate e adesso le risorse sono al limite, anche se per spesa, farmaci e beni di prima necessità è stato il comune di Gioia Tauro spontaneamente a farsene carico. Cosa rimarrà di questa avventura, una volta finita? «Tante multe sicuramente. Torneremo a casa di certo, ma invitiamo gli italiani a non partire e spostarsi, altrimenti da questo virus non ne usciremo fuori».