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Vaticano: le ceneri del defunto non vanno disperse in natura, solo una parte nei “luoghi del cuore”

Le nuove disposizioni in un intervisto del Dicastero della Fede sollecitate all’Arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi. Le ceneri di un defunto possono dunque essere deposte in “un luogo sacro” anche comune, come accade per gli ossari. Divieto assoluto a disperderle per aria, in mare, sui monti o in giardino.
A cura di Biagio Chiariello
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Le ceneri di un defunto possono essere deposte in "un luogo sacro" anche comune, come accade per gli ossari. L'importante è l'indicazione dei "dati anagrafici per non disperdere la memoria". Inoltre, "posto che venga escluso ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista" (come può essere ad esempio la dispersione per aria, in mare, sui monti o in giardino) l'autorità ecclesiastica "può prendere in considerazione e valutare la richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo per la storia del defunto".

Lo ha stabilito il Dicastero per la dottrina della Fede rispondendo, nello specifico, a due domande poste formalmente all'Arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi:

  1. È possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici?
  2. Si può concedere ad una famiglia di conservare una parte delle ceneri di un familiare in un luogo significativo per la storia del defunto? Immediata la risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede: sì in entrambi i casi con l'ok di Papa Francesco.

Il Vaticano con un testo a firma del cardinale prefetto Victor Fernandez, approvato dal Papa, risponde di sì ad entrambe le domande.

A norma dell'Istruzione Ad resurgendum cum Christo 2016 (n. 5), "le ceneri devono essere conservate in un luogo sacro (cimitero), e anche in un'area appositamente dedicata allo scopo, a condizione che sia stata adibita a ciò dall'autoritàecclesiastica". Si citano le motivazioni di questa scelta, e cioè la necessità di "ridurre il rischio di sottrarre i defunti al ricordo e alla preghiera dei parenti e della comunità cristiana" e di evitare "dimenticanze e mancanze di rispetto", nonchè "pratiche sconvenienti o superstiziose".

Viene poi ricordato: "La nostra fede ci dice che risusciteremo con la stessa identità corporea che è materiale", anche se "quella materia sarà trasfigurata, liberata dai limiti di questo mondo. In questo senso, la risurrezione sarà in questa carne nella quale ora viviamo". Ma questa trasformazione "non implica il recupero delle identiche particelle di materia che formavano il corpo".

Risposte che arrivano a fronte del "moltiplicarsi della scelta di cremare i defunti" e di disperdere le ceneri in natura, anche per "non far prevalere i motivi economici, suggeriti dal minor costo della dispersione, e dare indicazione per la destinazione delle ceneri, una volta scaduti i termini per la loro conservazione", volendo "corrispondere non solo alla richiesta dei familiari, ma soprattutto all'annuncio cristiano della risurrezione dei corpi e del rispetto loro dovuto", fa sapere il Dicastero.

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