Variante sudafricana Covid, primi due morti in Alto Adige e contagi in aumento
Due persone sono morte in Alto Adige dopo essere risultate positive alla variante sudafricana del Coronavirus. È quanto ha confermato l'Azienda sanitaria alle agenzie di stampa, sottolineando che si tratta dei primi due casi in tutta Italia. Ancora poche le notizie che si hanno disposizione su entrambi i soggetti. Nel frattempo cresce il numero di comuni nella zona di Merano "isolati" proprio per limitare la diffusione di questo tipo di ceppo del virus, caratterizzato da una maggiore contagiosità. In tutta la provincia autonoma di Bolzano è stato infatti prorogato il lockdown rigido fino al 14 marzo prossimo proprio per limitare la circolazione della mutazione e l'incremento ulteriore di nuovi casi, ed in alcuni comuni in particolare, tra cui proprio Merano insieme a Rifiano, Moso in Passiria e San Pancrazio, Lana, San Martino in Passiria e Malles Venosta, sono in vigore misure ancora più restrittive: per entrare e uscire da questi territori serve un tampone non più vecchio di 72 ore.
A differenza della più diffusa variante inglese, quella sudafricana è stata isolata in alcuni cluster proprio in Alto Adige oltre che in un solo caso in Sicilia. Si tratta di un marittimo di 32 anni, rientrato a Mazara del Vallo lo scorso 11 febbraio dopo due mesi di lavoro in Africa. La mutazione è stata riscontrata dai medici del Policlinico di Palermo che adesso stanno sequenziando anche il tampone della moglie risultata pur lei positiva. A preoccupare della variante sudafricana, così chiamata perché isolata in Sudafrica nei mesi scorsi, da un lato è la sua maggiore contagiosità rispetto al ceppo originario ma dall'altro anche la possibilità che i vaccini al momento in disponibili e in via di somministrazione nel mondo non abbiano efficacia contro questo tipo di mutazione. Tuttavia, le case farmaceutiche sono già lavoro: Moderna ha annunciato lo sviluppo di un ulteriore siero contro la variante sudafricana, che si chiama mRNA-1273.351 ed alcune dosi sono state già consegnate ai National Institutes of Health statunitensi per l’avvio dello studio clinico che ne testerà efficacia e sicurezza. Ma anche Pfizer e Biontech stanno valutando se aggiungere una terza dose nella somministrazione del proprio vaccino e studiando una nuova versione del prodotto che sia efficace contro la mutazione sudafricana.