Valore atenei per accesso ai concorsi pubblici. Governo pronto a modifiche
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L’emendamento che prevedeva la possibilità di tenere conto nei concorsi pubblici non solo del voto di laurea ma anche dell’ateneo di provenienza potrebbe esser cancellato. Lo ha annunciato ieri il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali della Camera, sottolineando come da parte del governo non ci sia “nessun problema” ad una simile eventualità. “Da parte nostra c'è la massima apertura a modificare in modo condiviso, o anche cancellare” la proposta di modifica. “Vediamo cosa propone la commissione Cultura”, ha aggiunto il ministro. La parola spetta ora alla commissione Cultura della Camera. E non è detto che già oggi non arrivi una risposta.
La Madia fa marci indietro
La modifica era stata approvata giovedì scorso in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. All’inizio il testo prevedeva solo l’abolizione del voto minimo di laurea come criterio per la partecipazione ai concorsi pubblici. L’emendamento era poi stato riformulato dal relatore del provvedimento d’intesa con il governo inserendo nella valutazione del voto di laurea dei partecipanti ai concorsi pubblici una differenza tra atenei per “fattori relativi all’istituzione” e un riferimento al voto medio di laurea di “classi omogenee di studenti”. Un cambiamento che aveva scatenato un polverone di polemiche, sia da parte dei partiti sia da parte del mondo dell’università. In molti, infatti, avevano lamentato il rischio che valutando in maniera diversa i voti di laurea, si sarebbero create facoltà di serie A e di serie B con relative conseguenze anche sul numero di iscrizioni che si sarebbero registrate nelle relative università. A tal proposito la stessa Madia, ha sottolineato che l’obiettivo "è quello di evitare discriminazioni”.