Valentina Salamone, la Cassazione conferma l’ergastolo per l’ex Nicola Mancuso: “L’ha impiccata”
La prima sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso di Nicola Mancuso, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Valentina Salamone, trovata morta il 24 luglio del 2010 in una villetta di Ardrano. La condanna emessa nel giugno 2019 per Mancuso è diventata definitiva con il rifiuto della Cassazione che ha voluto rimettersi a quanto deciso nella prima sentenza. La Corte d'assise d'appello aveva già confermato la condanna nello scorso mese di aprile e l'imputato aveva fatto ricorso in Cassazione, sostenendo di non aver mai impiccato la giovane.
Salamone era stata trovata appesa a una trave nel 2010.Il suo caso era stato inizialmente ritenuto un suicidio, ma la Procura generale di Catania ha avocato a sé l'inchiesta ritenendo di aver trovato tracce che avrebbero potuto ricondurre il tutto a un omicidio. I Ris avevano infatti trovato tracce di sangue dell'uomo sotto le scarpe della vittima.
Nel processo si sono costituiti parte civile i genitori, le tre sorelle e il fratello della vittima, assistiti dall'avvocato Dario Pastore. Con loro anche le associazioni Telefono rosa e Thamaia. Nel corso delle udienze, l'imputato si è sempre detto innocente, ma le prove trovate dai Ris secondo il giudice erano schiaccianti. All'epoca dei fatti, Mancuso era sposato e aveva avuto una relazione extraconiugale con la 19enne. Nel marzo del 2013 è stato arrestato per omicidio ma poi scarcerato lo stesso anno. Al momento sconta una condanna a 14 anni per traffico di Droga.
L'omicidio nel 2010
Valentina si era innamorata di Mancuso, di 10 anni più vecchio di lei e già sposato. L'uomo aveva già avuto tre figli dalla compagna quando ha iniziato la relazione extraconiugale con la ragazza poco più che maggiorenne. Mancuso però non aveva mai manifestato l'intenzione di rendere quel rapporto ufficiale lasciando la moglie e così Valentina aveva cercato di convincerlo dicendogli di essere incinta, nonostante non fossero vero.
Tra i due erano nate diverse discussioni sull'argomento e il 23 luglio 2010, dopo una festa in una villetta alla periferia di Adrano, la ragazza non ha fatto ritorno a casa. Sabato 24 luglio 2010 un operaio dell'Enel ha ritrovato la giovane appesa a una trave. La sua mano era intrecciata alla corda, come se avesse provato a liberarsi. La moglie di Mancuso lo ha sempre difeso, sostenendo che si fosse ritrovato alla festa e che avesse rifiutato le avances della ragazza. Sono i tabulati telefonici e i messaggi, però, a confermare la relazione tra i due.