Valentina, impiccata a 19 anni dall’amante e padre di famiglia: a processo Nicola Mancuso
Diciannove anni, occhi di ghiaccio, bellissima, Valentina Salamone era una ragazza che non passava inosservata. Quando camminava per le strade di Biancavilla tutti ne seguivano i passi. Era anche salita sulla passerella diverse volte, ma Valentina non voleva fare la modella, sognava di diventare un'assistente sociale. L'unica ombra nella vita della giovane catanese era quell'amore impossibile, per un uomo di 11 anni più grande di lei, Nicola Mancuso, sposato e padre di tre figli, con il quale Valentina sognava una vita. Un sogno che è stato soffocato tra il 23 e il 24 luglio 2010, strangolato nel cappio mortale che l'ha impiccata.
L'omicidio
Valentina venne trovata impiccata a una trave il pomeriggio del 24 luglio 2010, nella villa in cui era ospite per il weekend insieme ad un gruppo di amici dei quali era già stata ospite. A fare la scoperta alcuni operai dell'Enel che erano a lavoro in zona. In casa c'era anche il 32enne Nicola Mancuso. La ragazza fu trovata nel cortile l'esterno della villa, con le mani intrecciate nel cappio e un piede ferito. Ascoltate le testimonianze dei presenti – tra cui il Mancuso, che dichiarò di essere stato in compagnia di tre persone fino alle 5 del mattino – le autorità classificarono subito il caso come suicidio. Furono i genitori della ragazza a spingere perché le indagini esplorassero anche la pista dell'omicidio. A supporto di questa tesi c'erano infatti numerose incongruenze, tra cui l'impossibilità che la ragazza potesse aver stretto da sola alcuni nodi della corda e la postura del corpo. Alcune tracce di sangue sotto la scarpa di Valentina, inoltre, provano senza margine di dubbio la presenza di altre persone.
L'arresto
Il 4 marzo del 2013 dopo che la Procura di Catania riaprì il caso e Nicola Mancuso fu arrestato con l'accusa di omicidio pluriaggravato, salvo poi essere scarcerato il 28 ottobre successivo dal Tribunale del riesame. Intanto le indagini andavano avanti: secondo la ricostruzione degli inquirenti Valentina sarebbe stata uccisa intorno alle 4 di notte, dopo una colluttazione durante la quale diciannovenne avrebbe cercato di resistere e liberarsi dalla stretta, come dimostrano le mani intorno al cappio. Sotto la sua scarpa, una zeppa nera, i carabinieri del Ris di Messina rilevano una traccia biologica riconducibile a un'altra persona: l'assassino ha un complice.
Il movente
Per quale motivo il Mancuso avrebbe ucciso la ragazza? Secondo la ricostruzione della Procura, Valentina, ormai disillusa e stanca, quella notte avrebbe gridato all'uomo la sua rabbia per la condizione di amante che durava ormai da troppo tempo e che non prometteva di cambiare. Mancuso non avrebbe lasciato moglie e figli e Valentina cominciava a diventare una presenza soffocante e per questo, dopo un feroce litigio, l'avrebbe uccisa.
L'amante rinviato a giudizio
Dopo sei anni da quella strana morte che venne subito archiviata come suicidio, il procuratore generale Sabrina Gambino ha presentato al gup di Catania Marina Rizza la richiesta di rinvio a giudizio di Nicola Mancuso, 32 anni, l'amante di Valentina accusato di omicidio pluriaggravato per la sua morte. L'uomo era già detenuto in carcere per traffico di droga, reato per cui è stato condannato in primo grado a 14 anni di reclusione nell'ambito della maxi inchiesta antidroga “Binario Morto” che ha smantellato il traffico di cocaina ed eroina tra i binari dismessi della ferrovia Fce di Adrano. Intanto la Procura continua a cercare "ignoto 2", il complice che ha inscenato il suicidio insieme al Mancuso.