Valdegamberi, “osservatore” in Russia: “Non giustifico Putin, ma le elezioni sono meglio che da noi”
E dire che era un moderato, un atlantista. Stefano Valdegamberi nasce democristiano, cresce Udc e diventa grande con la Lega. A cinquant’anni spopola tra no vax e ultras cattolici. Ora di anni ne ha 53. Ha una laurea in Economia e commercio, ma fa politica fin da bambino o quasi. A colpi di schermaglie, provocazioni e tempeste mediatiche, si è sempre assicurato un sacco di voti. È consigliere regionale in Veneto dal 2005. Rieletto nella lista Zaia nel 2020, oggi siede nel gruppo misto. Con il governatore e il Carroccio non va più d’accordo.
Chi pensa che quello dello show man arrabbiato sia solo un personaggio costruito, vuol dire che non ci ha mai parlato. Valdegamberi è proprio così. Probabilmente ci marcia, ma è così. Sul caso clamoroso della polemica “satanica” con la famiglia Cecchettin ci dice solo di non sapere a che punto sia la querela che dalla stessa famiglia si è rimediato. Sulla Russia ha molto di più, da dire.
Si è avvicinato al Paese di Putin ai tempi dell’annessione della Crimea, promuovendone il riconoscimento, in un primo momento con l’appoggio del Consiglio regionale. Ha fatto l’"osservatore elettorale" per Putin alle regionali russe del 2017, poi alle presidenziali del 2018 — quando si recò in Crimea — compiendo quindi un atto illegale almeno per Kyiv —, in seguito alle politiche del 2021. Questa delle presidenziali 2024 è la quarta volta.
Ha risposto smentendo indignato all’inchiesta del consorzio giornalistico indipendente Occrp, secondo cui insieme ad altri politici veneti avrebbe beneficiato di viaggi gratuiti e alberghi lussuosi pagati dal governo russo. Ammette a Fanpage.it che la sua ultima avventura moscovita era sul conto della Camera Civica della Federazione Russa. In teoria è un’istituzione della società civile. In pratica è un’espressione della presidenza. Cioè di Putin. Che nomina i 42 membri stabili delegati poi a eleggere gli altri. Piccolo particolare: la Camera Civica non ha fondi per pagare viaggi e spese a chicchessia. Ma ha alle spalle il governo. In una lunga telefonata ci ribadisce più volte la sua "assoluta onestà e buona fede".
Valdegamberi, lei ha detto che i russi fanno le elezioni talmente bene che dovremmo copiare da loro. Può spiegarci cosa dovremmo copiare?
Parlavo del metodo e della logistica. Per esempio, in Russia c’è la possibilità di votare elettronicamente. Anche al seggio: c’una macchina dove si può scannerizzare il proprio documento e votare. E c’è la possibilità di votare a distanza, oltre che il voto a domicilio per gli invalidi. È un sistema di voto che è più progredito per certi aspetti. In particolare la parte elettronica. Tanto che ho parlato con alcuni responsabili della loro commissione elettorale spiegandogli che potrei proporre una loro consulenza al nostro governo, per migliorare il nostro sistema, che è rimasto un po’ indietro.
Speriamo che non la ascoltino. Ma lo sa che proprio la parte elettronica che tanto l’ha colpita, è considerata da molti esperti il modo più efficace con cui il regime può falsificare i voti se necessario?
Ma è la stessa cosa che c’è in America e anche in molti altri Stati.
Sì ma si tratta di Stati di diritto. Di democrazie — buone o cattive che siano — in cui esecutivo e servizi di sicurezza non possono agire senza controlli e contrappesi.
Ma, al di là del voto elettronico, vi assicuro che ai seggi che mi hanno portato a visitare ho visto procedure molto meticolose e attente nel controllo delle schede. E guardate che sono andato lì con spirito critico. Volevo davvero capire se la volontà del popolo venisse tradita o meno. E credo si debba evitare criticare aprioristicamente gli altri quando anche qui da noi abbiamo i nostri peccati, con le liste chiuse, senza preferenze. Con i capi dei partiti che inseriscono chi gli pare.
Lei mi parla di liste bloccate, e siamo d’accordo. Ma lo sa come vengono scelti i candidati in Russia?
C’erano quattro candidati…
Sì, scelti dalla Commissione elettorale centrale che è nominata da Putin e dalle due Camere completamente controllate da Putin.
Ma perché, negli Stati Uniti come vengono scelti i candidati?
Con le primarie.
Ma può partecipare solo chi è miliardario. È plutocrazia. Altro che libertà. Ed è inutile fare i puritani.
Quanto a plutocrazia, la Russia di Putin ha da insegnare al mondo. È da parecchio tempo che Mosca non è la sede della Terza internazionale…
Potremmo parlare a lungo delle incongruità delle democrazie occidentali. Voglio però sottolineare che sono da sempre impegnato a creare connessioni con la Russia. Odio la chiusura. I muri di Berlino e le barriere di ogni tipo. Voglio che parli l’interesse dell’Italia. L’interesse delle nostre imprese. Perché l’unione delle materie prime con la nostra capacità produttiva poteva creare opportunità.
Eh, magari se Putin non invadeva l’Ucraina era più semplice?
Anche questo della presunta invasione sarebbe un discorso lungo perché è sempre una questione di punti di vista. La cosa andava risolta prima.
Mah, il nostro punto di vista in quei giorni del febbraio di due anni fa era quello di Mosca. Dove c’erano diplomatici russi in lacrime perché il Cremlino non aveva “nemmeno considerato” un documento che poteva esser la base per una soluzione pacifica.
Ma la Nato ha continuato ad allargarsi. Ha messo ucraini contro russi, anche se sono la stessa cosa.
La Nato probabilmente ha fatto male. Ma riguardo alla leggenda di russi e ucraini come unico popolo, ci risulta che sia l'invenzione propagandistica di un monaco tedesco del diciassettesimo secolo. Che è ancora un punto di riferimento per gli storici della corte di Putin.
Resta il fatto che in Crimea, per esempio, la parte che conosco meglio della Russia, la stragrande maggioranza è felicissima di essere sotto Mosca. E se Zelensky andasse lì lo farebbero a pezzettini.
Non ne dubitiamo. Torniamo alle elezioni. Secondo lei il risultato è veritiero?
Per quanto ho potuto vedere, alle urne le schede annullate dagli oppositori di Putin saranno state al massimo il tre percento. Ho fatto tante interviste per strada. Ho incontrato anche dissidenti. Non che lo dicessero apertamente. Ma ho capito che lo erano da come esitavano a rispondermi. La mia conclusione è che Putin gode del sostegno della maggioranza dei russi. Quindi dire che lui non è un interlocutore per me è un errore perché vai a colpire non lui ma colpisce il popolo russo.
Un’indagine statistica presentata da Novaya Gazeta Europe e fondata su un metodo che confronta l’affluenza alle preferenze, indica che circa 21 milioni di voti sono stati falsificati o estorti. Che ne pensa?
Posso riferire solo quel che ho visto. Nessun broglio. Poi ci saranno stati, in altri seggi. Ma anche calcolando eventuali brogli e l’astensione, secondo me Putin ha tra il 60 e il 70% del gradimento popolare.
Percentuali che si avvicinano a quelle calcolate da un istituto statistico affidabile come Levada. Ma che implicano comunque manipolazioni nel voto.
Se il voto è stato regolare o no, non lo so. Però posso dire che se l'obiettivo è quello che chi governa deve rappresentare la volontà popolare, è stato raggiunto.
Lei è rimasto tre giorni a Mosca e ha visitato una trentina di seggi nella città e nei suoi sobborghi. Chi l’ha invitata? E per quale motivo?
La Camera civica della Federazione Russa (espressione della presidenza, vedi sopra, ndr). Faccio parte di un elenco presso la Camera stessa. Anni fa ho fatto una richiesta formale. Con tanto di curriculum.
E chi ha pagato le spese?
Questa organizzazione, ovviamente.
Viaggio, vitto e alloggio? Nessun gettone?
Viaggio e alloggio, perché in genere per mangiare mi sono organizzato da solo.
Ma si rende conto che in questo modo, andando a “osservare” elezioni accompagnato e spesato da organizzazioni statali russe, lei legittima le procedure elettorali di un Paese dittatoriale in cui i candidati li sceglie chi è al potere?
Il mio scopo non è certamente sostenere i russi. A me interessa che noi non siamo usati da una parte o dall'altra in funzione di un conflitto che può diventare totale.
Lei sarà anche in buona fede, ma come “osservatore elettorale” è stato usato per legittimare il regime di un Paese che invadendo l’Ucraina ha riportato la guerra in Europa.
Io non giustifico le elezioni russe: giustifico la volontà popolare della Russia. E poi su questa cosiddetta invasione sono state scritte tante bugie, ormai i media italiani e occidentali non sono credibili.
Invece quelli russi sì? Lei ha guardato la televisione o letto qualche giornale, in Russia
Parlo poco il russo. E davvero non avevo tempo.
L’Occidente ha fatto tante porcherie. Ma, per fare un esempio, lo scandalo di Abu Ghraib fu rivelato dalla Cbs, che ci guadagnò audience e premi. Le torture dei russi in Cecenia furono rivelate da Anna Politkovskaya, che guadagnò quattro pallottole e perse la vita.
E allora Assange?
No, per favore. Assange è tutta un’altra storia. Gli auguro di uscir di galera. Ma è tutta un’altra storia.
È perseguitato per aver rivelato segreti di Stato su crimini orribili. E viene perseguitato.
Mi scusi se torno alle presidenziali russe. Ma chi glielo fa fare di essere l’”osservatore elettorale” di Putin. Ora si ritrova isolato in consiglio regionale. C’è chi chiede le sue dimissioni…
I russi amano gli italiani e a me piange il cuore ogni forma di divisione, di allontanamento di questo popolo del popolo italiano. Ho visto gli effetti negativi delle sanzioni. Di prima mano. Il mio interesse per la Russia nasce dalla battaglia sulle sanzioni. Ci stiamo rimettendo solo noi. Il prodotto interno nord della Russia cresce al 3,6%.
Hanno un'economia di guerra. Durerà, non a questi ritmi di crescita, finché fanno la guerra. Speriamo duri poco.
Dobbiamo negoziare. Come ha detto il Papa.