Vaiolo delle scimmie, come sta il 32enne ricoverato ad Arezzo
Il paziente risultato positivo al vaiolo delle scimmie "sta bene. Per fortuna il virus si trasmette con una modalità di contatto molto stretto, non è facilmente contagioso". A parlare ad Arezzonotizie è Danilo Tacconi, primario di Malattie infettive dell'ospedale di San Donato di Arezzo dove, attualmente, è in cura un 32enne del posto che ha contratto la malattia durante un viaggio alle Canarie. Attualmente l'uomo si trova in isolamento. “
Il livello di contagiosità è basso, si tratta di piccoli focolai legati a determinate zone e contesti. Questa malattia si contrae attraverso un contatto stretto o con la persona infetta o con dei vestiti usati dalla persona infetta. In misura molto bassa anche attraverso piccole gocce di saliva, ma serve un avvicinamento di circa un metro, oltre non si trasmette”.
"Non dà segnali di complicanze – spiega il dottore – È un caso che sta avendo un'evoluzione simile agli altri tre presenti allo Spallanzani a Roma".
Nessun allarmismo quindi dopo il caso riscontrato: "I casi di vaiolo delle scimmie al di fuori dell'Africa non hanno avuto conseguenze importanti, è effettivamente una malattia con esito benigno, ci auguriamo che non ci sia una diffusione ulteriore".
Il 32enne era rientrato in Italia il 15 maggio scorso ed ha presentato rapidamente i sintomi della malattia – eruzione cutanee in questo caso. Nei giorni tra il 15 ed il 20 maggio l'aretino non ha avuto contatti con i propri familiari, in quanto vive da solo. Oltre al medico di famiglia che lo ha visitato, l’unico altro contatto è stato un amico per un aperitivo.
“Entrambi sono stati allertati dall’Igiene pubblica” ha spiegato Tacconi, “e questa mattina abbiamo anche visitato e valutato direttamente l’amico. Attualmente è sottoposto ad una sorveglianza attiva”.
Al momento i sintomi sarebbero scomparsi, ma il tempo d’incubazione è di circa 20 giorni, come spiega il direttore del reparto di Malattie infettive. “L’osservazione e il controllo per i due contatti è di 21 giorni, che equivale al periodo di incubazione dell’infezione. Questo tempo corrisponde alla caduta delle croste formatesi dalle lesioni che seguono un’evoluzione in pustole o vescicole. Una volta diventate pustole si crostificano e quando cadono le croste il paziente è considerato non più contagioso”.
Un’ulteriore conferma al fatto che bisogna prendere il vaiolo delle scimmie con attenzione ma senza allarmismo, arriva dalla dottoressa Elena De Sanctis, direttrice della struttura complessa Igiene e sanità pubblica della Asl. “È una forma non preoccupante, perché rispetto al vaiolo umano ha una diffusività molto minore e una minore gravità della malattia. Tuttavia è necessario che la popolazione sia informata e che chi ha avuto contatti stretti con persone infette sia informato di quelli che sono i sintomi”.