Vaccino malaria, Crisanti a Fanpage.it: “Mossa disperata, i contagi aumentano per colpa del Covid”
Ieri l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato il primo vaccino al mondo contro la malaria, malattia trasmessa attraverso la puntura di zanzare Anopheles femmine infette che ogni anno causa centinaia di migliaia di morti. Tutti in paesi poveri, per lo più africani. I contagi, infatti, si verificano prevalentemente in Nigeria (27% dei casi), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Mozambico (4%) e Niger (3%), nazioni a basso reddito nelle quali la malattia è ancora ampiamente diffusa, seppure con un trend in calo negli ultimi 20 anni. A livello globale i decessi per malaria si sono costantemente ridotti nel periodo 2000-2019, passando da 736mila a 409mila all'anno, con una letalità ancora altissima soprattutto tra i bambini. La malaria, dunque, è ancora una piaga ed è per questo che quella di ieri è stata definita una "giornata storica" dal direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il vaccino è stato sviluppato dalla casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline (GSK), e nell'ultima fase di sperimentazione è stato somministrato a più di 800mila bambini in Ghana, Kenya e Malawi: la sua efficacia è, a dire il vero, piuttosto limitata garantendo una protezione di solo il 39% nei confronti dei contagi e del 29% nei confronti della malattia grave.
La battaglia contro la malaria si annuncia dunque ancora molto lunga e complessa, A confermarlo, intervistato da Fanpage.it, il professor Andrea Crisanti, docente di microbiologia all’Università di Padova e ricercatore che, insieme ai colleghi dell’Imperial College di Londra, ha studiato uno dei sistemi attualmente più promettenti per contrastare la malaria nel mondo: l’estinzione della zanzara che ne è responsabile.
Professore, quella del vaccino contro la malaria è davvero una notizia di portata storica?
Purtroppo è ancora molto presto per esultare: questo vaccino, che è molto sicuro e collaudato, ha una genesi lunghissima, di quasi 15 anni. La protezione contro il contagio è del 39%, quindi piuttosto bassa. La malaria ha un R0 di 15, quindi avremmo bisogno di un vaccino con una protezione del 95% per essere pienamente soddisfatti; purtroppo siamo molto lontani da questo obiettivo. Dagli studi, tuttavia, è emerso che la combinazione del vaccino con altri farmaci conferisce una protezione del 70%. Non è ancora abbastanza, ma è meglio di niente. Bisogna essere chiari: l'approvazione di questo vaccino è stata possibile solo perché siamo disperati. In nessun'altra situazione l'OMS avrebbe approvato un vaccino con una protezione così bassa.
Cosa intende?
I morti di malaria sono sensibilmente diminuiti da vent'anni a questa parte, è vero. Ma negli ultimi tempi il calo è stato meno marcato e il Covid ha complicato ulteriormente la situazione: con la pandemia infatti è diminuito l'impegno finanziario dei donatori e non è stato possibile, per paesi con scarse risorse economiche, riuscire a controllare la malattia. I sistemi più efficaci sono tre: l'impiego di insetticidi, l'eliminazione dell'habitat delle zanzare e il trattamento delle persone infette con dei farmaci. Queste tre azioni per il controllo della malaria devono essere coordinate e protratte del tempo, ma in Africa sono mancate a causa del Covid le risorse necessarie per farlo. Diminuite le donazioni, i malati sono tornati ad aumentare. E di certo le zanzariere, anche se efficaci, non bastano per debellare la malaria.
Un contributo per contenere il numero dei malati può però arrivare dal vaccino?
Indubbiamente aiuta, ma un vaccino efficace al 70% – e per di più solo in combinazione con altri farmaci – non sarà purtroppo risolutivo. Mi permetta però di dire una cosa: questo dovrebbe farci rendere conto di quanto siamo stati fortunati ad aver scoperto in pochi mesi vaccini contro il Covid con un'efficacia superiore al 90%, anche se con una protezione limitata nel tempo di soli 6/7 mesi.
La malaria è una malattia diffusa solo nei paesi poveri. Avranno, questi, le risorse per acquistare i vaccini?
Sarà sicuramente fondamentale il contributo dei donatori. GlaxoSmithKline si è impegnata a fornire un certo numero di dosi all'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma molte donazioni arriveranno anche dalla Fondazione Gates.
Lei ha basato gran parte dei suoi studi sullo sviluppo di uno dei sistemi attualmente più promettenti per debellare la malaria. A che punto sono le vostre ricerche?
Abbiamo concluso uno studio – ‘Gene-drive suppression of mosquito populations in large cages as a bridge between lab and field‘ – che è stato recentemente pubblicato su riviste scientifiche del calibro di Nature. Il nostro lavoro ha dimostrato come zanzare geneticamente modificate possano completamente eliminare popolazioni di zanzare vettori di malaria per l’uomo. Si tratta, quindi, di una tecnologia genetica in grado di far collassare la popolazione di zanzare responsabile della malattia. Ora stiamo attendendo l'approvazione da parte degli enti regolatori, ma sappiamo già che si tratta di un metodo sicuro, non dannoso né per la natura né per gli esseri umani. Se verrà approvato si rivelerà un'arma fondamentale: l'R0 della malaria, infatti, muta anche in base alla densità di zanzare Anopheles. Se riusciremo ad ad abbassarla, anche il vaccino approvato diventerà molto più efficace.