Vaccino Covid, l’Aifa: “Su Sputnik dati promettenti, ma manca ancora richiesta all’Ema”
Il presidente dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù, interviene in audizione in commissione Senato al Senato e si sofferma sulla questione dei vaccini anti-Covid e, in particolare, dello Sputnik. Palù ricorda che il vaccino russo è in valutazione da parte dell’Ema “ma necessita anche di una visita ai siti produttivi per valutare non solo l’efficacia del sito e delle infrastrutture, ma anche le modalità di produzione, gli standard di qualità”. In ogni caso Sputnik “ha dati molto promettenti”, ribadisce Palù. Del vaccino russo parla, sempre in audizione, anche il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini: “Credo che sia fuori luogo la richiesta d'importazione del vaccino russo in Italia con i dati ancora incompleti. Per Sputnik non è arrivata domanda all'Ema, è in corso un primo approccio per la valutazione di una visita ispettiva nei luoghi di produzione del vaccino russo”.
Magrini sottolinea che “ci sono vaccini in fase più avanzata di valutazione. Ad esempio, quello di J&J sarà approvato l'11 marzo con la consegna ad aprile”. Palù, invece, parla anche del ruolo dei virologi: “Dobbiamo investire di più in virologia che in pseudo-virologi che fanno comparsate, facciamo sovraintendere la comunicazione dai veri esperti. E poi direi che si potrebbe dilazionare il report con i dati nazionali ad una volta la settimana, così potrebbe essere più confortevole per chi ascolta”. L’attacco del presidente dell’Aifa prosegue: “C’è stata una pandemia verbale. Si è parlato tutti i giorni di Covid-19 quando negli altri Paesi si parlava a scadenze. Da noi hanno parlato tutti e sono diventati tutti virologi. Non ci può essere censura. Ma la democrazia non è far parlare tutti di cose che non conoscono. Ci vorrebbero dei professionisti della comunicazione scientifica”.
Passando al tema del Recovery plan, secondo Palù bisogna puntare sulla “medicina territoriale: mai come in questo caso ci siamo accorti che aver smantellato i presidi territoriali ha fatto sì che noi, privilegiando gli ospedali e anche in alcuni casi ospedali di eccellenza in ambito internazionale, abbiamo perso il contatto con la medicina del territorio. È qui che avremmo dovuto trattare i pazienti con Covid-19, non intasare i pronto soccorso e le corsie degli ospedali”.