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Vaccini Covid, le ONG: “Paesi ricchi e case farmaceutiche hanno donato solo una dose su 7 ai poveri”

L’ultimo rapporto di Oxfam, Emergency, Amnesty International e Unaids, membri della People’s Vaccine Alliance (PVA), svela l’egoismo delle case farmaceutiche e delle nazioni ricche, Italia compresa: “Ad oggi il nostro paese ha consegnato appena il 14% delle dosi promesse, 6,1 milioni di dosi sui 45 milioni annunciati dal Presidente Draghi”.
A cura di Davide Falcioni
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Le nazioni ad alto reddito hanno donato a quelle povere solo 261 milioni di vaccini Covid, a dispetto degli 1,8 miliardi di dosi promesse. Intanto le grandi aziende farmaceutiche detentrici dei brevetti hanno destinato solo il 12% delle dosi assegnate al COVAX, il programma dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per garantire l’accesso nei Paesi poveri a quello che attualmente resta il principale strumento per sconfiggere la pandemia. Che vi siano ancora enormi disuguaglianze lo dimostrano anche i dati ufficiali: mentre nei paesi ricchi è da tempo cominciata la somministrazione della terza dose ai soggetti vulnerabile in gran parte degli stati in via di sviluppo il vaccino è ancora un miraggio e solo il 2,8% della popolazione ha ricevuto almeno una dose.

Oxfam, Emergency, Amnesty International e Unaids: "Stop brevetti sui vaccini"

A lanciare l'allarme – a una settimana dal G20 dei capi di stato e di Governo che avrà, tra i temi centrali in agenda, proprio l’accesso globale ai vaccini – sono oggi Oxfam, Emergency, Amnesty International e Unaids, membri della People’s Vaccine Alliance (PVA), con il rapporto Una dose di realtà. "Unione Europea, Germania e Regno Unito continuano a rifiutarsi di sostenere la proposta di India, Sudafrica e oltre 100 nazioni per la sospensione dei brevetti su vaccini Covid, mentre l’Italia mantiene una posizione ambigua. Nel frattempo, i colossi farmaceutici non condividono con l’OMS le tecnologie e il know-how indispensabili per consentire la produzione nei Paesi in via di sviluppo del numero di dosi necessarie a salvare migliaia di vite", spiegano le Ong.

L'Italia ha consegnato a Covax solo 6,1 milioni di dosi di vaccino su 45 annunciati da Draghi

Se da un lato la battaglia per la condivisione dei brevetti sui vaccini è ostaggio dei veti dei paesi più ricchi anche il sistema di donazioni Covax sta dimostrando, numeri alla mano, tutta la sua inefficacia: "Ad oggi l’Italia ha consegnato appena il 14% delle dosi promesse, 6,1 milioni di dosi sui 45 milioni annunciati dal Presidente Draghi  –  hanno sottolineato Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency –  Il governo britannico ha consegnato solo 9,6 milioni – meno del 10% – dei 100 milioni di dosi promesse alle nazioni più povere, e ha per di più usufruito di mezzo milione di dosi da Covax, nonostante la carenza di vaccini nei Paesi in via di sviluppo e avendo già assicurato dosi più che sufficienti per i suoi cittadini grazie ad accordi diretti con le aziende farmaceutiche. Gli Stati Uniti hanno consegnato quasi 177 milioni di dosi su 1,1 miliardi promesse, la Germania 12,3 su 100 milioni e così via. Senza un vero cambio di approccio e di strategia, la strada imboccata continuerà ad essere lastricata di promesse non mantenute, ad un prezzo altissimo per gran parte del mondo". Secondo Winnie Byanyima, direttore esecutivo di Unaids, "le nazioni ricche e le aziende farmaceutiche stanno vergognosamente fallendo nel mantenere le loro promesse, e allo stesso tempo bloccano le uniche soluzioni possibili, ossia garantire che i Paesi in via di sviluppo abbiano la capacità di produrre autonomamente i propri vaccini".

Per le Ong le case farmaceutiche sono le prime responsabili dell’inefficacia dell’iniziativa Covax, non essendosi impegnate fin dall’inizio a mettere a disposizione dosi sufficienti e avendone poi fornite in quantità inferiori a quelle promesse. Dei 994 milioni di dosi promesse a COVAX da Johnson & Johnson, Moderna, Oxford/AstraZeneca e Pfizer/BioNTech, solo 120 milioni (il 12%) sono state effettivamente erogate, cioè quindici volte meno degli 1,8 miliardi di dosi arrivate ai paesi ricchi. Johnson & Johnson e Moderna in realtà non hanno consegnato neppure una delle fiale promesse. "Il fallimento del sistema di donazioni da parte dei paesi ricchi e di Covax hanno la stessa origine. Abbiamo ceduto il controllo della fornitura di vaccini a un pugno di aziende farmaceutiche, la cui priorità è massimizzare i profitti. Queste aziende non hanno capacità produttiva per soddisfare il fabbisogno mondiale, contengono artificialmente l'offerta e favoriranno sempre il miglior offerente. L'unico modo per porre fine alla pandemia è condividere i brevetti, la scienza, la tecnologia e il know-how con altri produttori qualificati in modo che tutti, ovunque, possano vaccinarsi e salvarsi la vita. Bisogna infatti ricordare che nei Paesi poveri al momento in media il 99% della popolazione non è vaccinata".

Le proposte di People’s Vaccine Alliance (PVA) ai paesi del G20

A una settimana dall’incontro dei leader mondiali per il G20 di Roma, Oxfam, Emergency, Amnesty International e Unaids chiedono di mantenere la promessa di garantire l’accesso globale ai vaccini "sospendendo i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, sui test diagnostici e sulle terapie e accettando il waiver già proposto all’Organizzazione Mondiale del Commercio; facendo pressione sulle compagnie farmaceutiche, perché condividano i dati sul Covid-19, il loro know-how e la tecnologia sviluppata finora, aderendo al COVID-19 Technology Access Pool e al WHO-South Africa mRNA Technology Transfer Hub; investendo per decentralizzare la produzione mondiale, in modo da passare da un dominio dei monopoli e dalla scarsità dei vaccini all’autosufficienza vaccinale, in cui i Paesi in via di sviluppo abbiano controllo diretto sulla capacità produttiva e possano soddisfare i loro bisogni; redistribuendo immediatamente i vaccini esistenti in modo equo in tutti i Paesi, per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’OMS di vaccinare il 40% della popolazione in tutto il mondo entro la fine del 2021, e il 70% entro la metà del 202".

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