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Va in Svizzera e muore con suicidio assistito: il marito lo scopre da una mail nella cartella spam

La donna soffriva di depressione dopo la morte di suo figlio ed era in cura da uno psichiatra. Negli ultimi mesi aveva intrapreso da sola l’iter per il suicidio assistito inb Svizzera.
A cura di Davide Falcioni
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Una 55enne torinese che soffriva di depressione dopo il decesso del figlio adolescente causato da una malattia degenerativa è morta il 12 ottobre scorso in una clinica di Basilea, in Svizzera, ricorrendo al suicidio assistito. Lo rende noto La Repubblica, secondo cui la donna, il cui nome era Marta, che dopo il lutto era in cura da uno psichiatra, ha nascosto la sua scelta ai familiari, che non sono stati in alcun modo coinvolti dagli operatori svizzeri.

Circa un'ora prima della morte, l’avvocato della donna ha ricevuto un sms da un numero anonimo, con le ultime volontà: "Per favore, vai a casa, stacca le utenze, regala i miei vestiti in beneficenza e affida a mio marito l'urna con le ceneri di nostro figlio". Il legale, allarmato, ha avvisato il marito della donna, imprenditore che risiede in Canada per lavoro, che alcune ore più tardi ha scoperto di avere ricevuto, quando la moglie era ormai morta, una mail dalla clinica svizzera. Il messaggio tuttavia era finito nella cartella "spam" della posta elettronica. Alcuni giorni dopo, gli è stata recapitata l'urna con le ceneri della moglie e un certificato di morte della donna.

"Già a luglio – ha raccontato l'uomo a Repubblica – mia cognata aveva scoperto che Marta stava andando in una clinica svizzera nella quale si pratica il suicidio assistito. Abbiamo raggiunto Marta e l'abbiamo fatta ragionare. Ci aveva tranquillizzati, assicurandoci di avere accantonato l'idea". Dopodiché abbiamo "scritto all’associazione spiegando che mia moglie aveva subito un grave lutto, che stava passando un periodo di depressione e che chiedevamo di poter essere messi in contatto con la figura che la stava seguendo nel percorso di suicidio assistito. Non abbiamo mai ricevuto risposta".

Marta, infatti, nel frattempo aveva proseguito nel suo percorso, portando avanti le pratiche e pagando i 10.700 euro all'associazione. Quindi aveva affrontato l'ultimo viaggio da sola. All'insaputa del marito e dei famigliari.

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