E' una nuova applicazione per IOS, Android e browser Chrome, si chiama Who Deleted Me ed è una app che permette di sapere chi dei tuoi contatti ti ha cancellato da Facebook.
L'annunciano almeno dal 2009, ed è sul genere di quella che ti permetterebbe invece di sapere chi non ti segue più su Twitter. Finora è sempre stata un po' difettosa nelle sue performance, ma stavolta dicono che sia quella giusta. Affrettiamoci. Per giunta è gratuita. Ma attenzione: non dice chi ti ha cancellato prima, ma chi lo farà dal momento in cui avviene il download in poi. E questa è la notizia, alla quale se ne aggiunge un'altra inquietante: in meno di un mese più di 330 mila persone hanno scaricato questa app.
Vale la pena soffermarsi sull'alto potenziale di nevrosi che contiene e di che modello di narcisismo devastante sia. Oggi con questa app sapremo chi e quando, senza dirci niente, alla chetichella, ha deciso che gli stiamo davvero antipatici e che i nostri commenti, foto, selfie, interni casalinghi e foto di gatti sono per lui o lei intollerabili e che quindi ha pensato bene di pigiare il tasto “non più amici”. E dunque? Il fatto che l'applicazione si stia espandendo con questa urgenza dice invece un'altra cosa: i social possono essere dei generatori di ansie esponenziali indotte, alle quali noi stessi neanche avevamo pensato. Si legittima così solo una paranoia senza né capo né coda, sollecitando da ora in poi un nuovo (falso) quesito alla nostra esistenza: “già, ma a quante persone non piacciono più i miei gattini? Vuoi vedere che sono tutto sbagliato e che devo lanciarmi in nuovi e folgoranti post o selfie? Sarà mica stata la colpa della foto di me con le labbra a cuore? No perché allora tutti si devono cancellare da tutti..”. E via di seguito. Possiamo accusarci veramente di qualsiasi cosa, illuderci che questo perverso strumento di controllo poliziesco che ci fornisce la app ci preservi dall'offesa, potremo far galoppare la nostra fantasia, litigare con i nostri fantasmi, alimentare proiezioni a casaccio e poi decidere magari di scrivere un messaggio alla persona che ci cancella e di supplicarla di ripensarci, promettendogli di fare ciò che vuole.
Come in tutte le paranoie, la componente fondamentale è proprio la sua inutilità. Se a cancellarmi è stato un amico caro o che frequento normalmente, evidentemente costui ha qualcosa contro di me: sicuramente lo scoprirei subito o di lì a breve. Infatti, poiché non lo sento più, chiederei (o deciderei di non chiedere spiegazioni) senza bisogno di una app. Basterebbe il telefono. Poi c'è l'amico che già non sentivamo più e che poi ci cancella: a cosa serve sapere se ci ha cancellati, visto che non avevamo contatti già da prima? Poi c'è il contatto facebook col quale condividiamo diverse cose, e ci sono diverse affinità. Improvvisamente non compare più nella nostra bacheca, non sappiamo più dove sia, ci viene però in mente: “cosa direbbe tizio su questo?”. Ecco, lo cerchiamo, e ci accorgiamo da soli, come degli adulti, che ci ha cancellati. E quindi, forse, quella che pensavamo fosse una condivisione, probabilmente non è mica così vero: gli stavamo proprio antipatici. Facciamocene dunque una ragione.
Se ci cancella il contatto facente parte della categoria “non-so-chi- sia”: non sapevamo prima della sua esistenza, non ci parlavamo né scambiavamo neanche un emoticon. Sapere che ci ha cancellato cosa può cambiare nella nostra esistenza? Ma soprattutto, una volta entrati in possesso di questa informazione, seguendo lo schema dovremmo cominciare a deprimerci? Potremmo smettere di essere noi stessi e cominciare a ragionare – ammalandoci – su cosa diciamo, pensiamo, agiamo di sbagliato da aver indotto Tizio o Caio a toglierci l'amicizia anche se tutto sommato non ci importa nulla di Tizio? Oppure: possiamo cercare e aspettare sotto casa il maledetto cancellatore e picchiarlo?
In sostanza, con questa app, chi smette di guardare la vetrina di noi stessi da oggi ha un nome e cognome. Una sorta di dispositivo poliziesco sado masochista per potenziali complessati con cui Facebook smette di essere uno spazio di condivisione, informazione diretta, a volte di riflessione, di sfogo, o di divertimento. Quando si inventerà la app di “scopri se hai lasciato la fase prepuberale alle spalle?”