Ustioni e morti col barbecue, perché l’alcool è pericoloso e cosa fare per evitare incidenti
L'ultima vittima di un elenco lunghissimo è stato Alessandro Tomasella, il 31enne di San Cataldo morto intubato al Centro Grandi Ustionati dell'ospedale Cannizzaro di Catania. Il motivo? Una "banale" spruzzata d'alcool sul barbecue: la fiammata di ritorno scatenata dalla combustione gli ha provocato un'ustione letale.
Allo stesso identico modo era morto a luglio Filippo Marzatico, 20enne di Casoria, nel napoletano, anche lui ustionato gravemente nel tentativo di accendere il fuoco sotto la griglia.
"Non utilizzare mai questo apparecchio a meno di 7,5 metri da liquidi infiammabili", si legge in grassetto nelle istruzioni di un qualsiasi barbecue a carbone. Ma nessuno, o quasi, sembra osservare attentamente il divieto.
Il cattivo uso dell'alcool denaturato provoca decine di morti e ustionati gravi ogni anno, secondo i dati diffusi dalla Società Italiana Ustioni (Siust). Di questo ha parlato in un'intervista a Fanpage.it il Dottor Maurizio Stella, attuale direttore del Centro Grandi Ustionati del CTO di Torino.
Dottor Stella, come avvengono di solito questi incidenti ai barbecue?
Quando fa caldo, il barbecue si trasforma in una sorta di fornello gigante perché si crea una nuvola invisibile di gas intorno. Quindi il combustibile liquido a contatto col fuoco rischia di far divampare le fiamme. Quando invece la temperatura è bassa, può capitare che prenda fuoco il getto che collega il focolare alla bottiglia: in quel caso la vampata che torna indietro può farti esplodere direttamente il flacone in mano.
Quali sono gli errori che vengono commessi più di frequente?
Che sia per accendere il barbecue o per ravvivare il fuoco nel camino, c'è questa idea diffusa che una spruzzatina di alcool possa facilitare le cose. In realtà, molto spesso si sprigiona un ritorno di fiamma che provoca ustioni molto gravi. Dobbiamo sconfiggere questa abitudine, perché ogni anno abbiamo circa 20 morti a causa di questo tipo di incidenti. Quelli che sopravvivono, con ustioni di vario grado, sono circa un centinaio. Lavoro in ospedale da 40 anni e tra pochi giorni andrò in pensione. Io e i miei colleghi abbiamo ripetuto sempre le stesse raccomandazioni, con ogni mezzo: stampa, tv, internet. Ma non abbiamo mai assistito a un miglioramento della situazione. Alla fine ci siamo convinti che bisognasse chiedere al governo di togliere le bottiglie d'alcool denaturato dal commercio (cosa che per esempio in Brasile hanno fatto n.d.r.), ma i produttori si sono opposti fermamente.
Serve dunque una campagna di sensibilizzazione sull'uso scorretto dell'alcool?
Sì, perché finora i vari appelli non sono stati ascoltati affatto. Purtroppo i comportamenti sbagliati sono talmente diffusi e radicati che sono difficili da estirpare. Penso per esempio al vecchietto che brucia le sterpaglie in campagna: basta una piccola disattenzione per rimanere ustionati. Non a caso, sono gli uomini over-70 a essere i più colpiti. Inoltre, i pazienti ricoverati con ustioni gravi sono estremamente impegnativi da un punto di vista tecnico-professionale e richiedono terapie anche molto costose.
Le bottiglie di alcool sono un oggetto d'uso comune in tutte le case degli italiani…
Vero, ma non serve assolutamente a niente: non è un buon disinfettante, non è un buon detergente, non è nemmeno un buon antibatterico. Non capisco perché tutti si ostinano a comprarlo. Quando andavo a fare attività di prevenzione nelle scuole chiedevo di alzare la mano, ad alunni e insegnanti, per vedere chi avesse una bottiglia d'alcool da qualche parte in casa: il verdetto era sempre del 100%. Il lockdown, poi, è stato il più formidabile evento pubblicitario dell'alcool denaturato: e infatti in quel periodo abbiamo lavorato più del solito al Centro Grandi Ustionati del CTO di Torino. Ricordo anche il caso di una persona affetta da una grave patologia psichiatrica che si è data fuoco col gel disinfettante…
Quali sono le precauzioni che possiamo prendere?
L'alcool in bottiglia può essere evitato tranquillamente, le alternative ci sono. I combustibili solidi come tavolette e pastiglie infiammabili, per esempio, che sono anche più economici.