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Strage di Ustica

Strage di Ustica, Daria Bonfietti (Ass. Parenti delle vittime): “Dopo 40 anni mancano solo i nomi”

Intervista a Daria Bonfietti, fondatrice e presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della Strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980. “Non c’era nessuna esercitazione Nato, ma aerei americani, francesi, inglesi, belgi e libici -spiega-. Le indagini continua, come la nostra è una battaglia politica”
A cura di Beppe Facchini
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"Mio fratello era una persona meravigliosa: stava andando a Palermo per raggiungere la moglie e la figlia per le vacanze. Di lì a qualche giorno c'era da festeggiare il compleanno della bambina. Io e lui avevamo molte cose in comune: a parti inverse si sarebbe comportato allo stesso modo". Daria Bonfietti se lo ricorda ancora bene quel terribile 27 giugno 1980. Alberto, suo fratello, era uno dei 77 passeggeri del volo DC-9 della Itavia, partito da Bologna e diretto nel capoluogo siciliano, scomparso dai radar poco prima delle 21 e ancora oggi protagonista di uno dei più grandi misteri della storia italiana. Alberto, infatti, è una delle 81 vittime (c'erano anche quattro membri dell'equipaggio) della Strage di Ustica. E per Daria Bonfietti, insegnante, parlamentare dal 1994 al 1996 e soprattutto fondatrice nel 1988 dell'associazione dei familiari di quelle vite spezzate appena due mesi prima dell'attentato alla stazione di Bologna, non ci sarà mai pace fino a quando non verrà fatta completamente luce su quanto accaduto quarant'anni fa.

Oggi, anniversario della strage, la presidente dell'associazione sarà alle celebrazioni di Bologna insieme alle autorità locali e al Presidente della Camera, Roberto Fico, al quale ripeterà l'unica e sola richiesta che dal 1980 hanno le famiglie delle vittime. E cioè che lo Stato deve dargli una risposta: chi ha abbattuto il DC-9 della Itavia? "La nostra è una battaglia tutta politica -spiega Bonfietti a Fanpage.it-. Ormai sappiamo cosa è successo, adesso mancano solo i nomi degli autori. Quel giorno c'erano aerei americani, francesi, inglesi, belgi e alcuni con la targa spenta, probabilmente libici: il giudice, nel 1999, disse che l'episodio è avvenuto all'interno di un episodio di guerra aerea. Una guerra di fatto e non dichiarata, un'azione di polizia internazionale contro il nostro Paese, di cui sono stati violati diritti e confini. Un Paese serio -continua-, che vuole difendere la propria dignità nazionale, si deve fare davvero dire chi ha potuto abbattere un aereo con 81 persone a bordo".

A Bologna, dove i resti del velivolo sono stati successivamente trasportati, è presente il Museo della Memoria della Strage di Ustica. Un luogo della memoria per non dimenticare e per rendere sempre più collettiva la richiesta di verità fino in fondo, per quanto accaduto sui cieli italiani ormai quarant'anni fa. Dopo depistaggi, processi, risarcimenti in sede civile per alcuni parenti e indagini riaperte dalla Procura di Roma, che ha da poco acquisito anche l'audio trasmesso alcuni giorni fa in uno speciale di Rainews24, ricostruendo la frase esatta detta da uno dei piloti poco prima dell'esplosione ("Guarda, cos'è?"), le famiglie coinvolte, così come tutto il Paese, pretendono verità, risposte. "Oggi ci servono i nomi degli autori di questo reato" ribadisce Daria Bonfietti, anche se, conclude, "su questa vicenda, lo ripeto sempre, nessuno è innocente. Nessuno".

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