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Usava il figlio 12enne come pusher: una donna a capo dei mafiosi arrestati a Messina

A Messina, grazie alle rivelazioni di un pentito, sono stati arrestati 33 componenti del clan mafioso Galli. Le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, corse clandestine di cavalli, scommesse clandestine su competizioni sportive non autorizzate, maltrattamento di animali, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio. A capo del giro di narcotraffico c’era una donna che usava il figlio di 12 anni come pusher per evitare i controlli delle forze dell’ordine.
A cura di Daniela Brucalossi
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Maxi blitz antimafia a Messina. Grazie alle rivelazioni di un pentito, sono stati arrestati 33 componenti del clan mafioso Galli. Le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, corse clandestine di cavalli, scommesse clandestine su competizioni sportive non autorizzate, maltrattamento di animali, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio. A capo del giro di narcotraffico c’era una donna che usava il figlio di 12 anni come pusher per evitare i controlli delle forze dell’ordine. Il bimbo è stato affidato dal Tribunale dei Minori a una comunità familiare.

Grazie alle rivelazioni del pentito, i carabinieri hanno accertato il ruolo del clan mafioso Galli nell'organizzazione delle corse clandestine di cavalli e nella gestione delle scommesse illecite i cui proventi alimentavano le casse dell'organizzazione criminale. Le corse clandestine erano organizzate di notte, sia in città sia in periferia. Le strade adibite alle gare venivano chiuse al traffico da alcuni gruppi di giovani a bordo di scooter per consentire il passaggio indisturbato dei calessi trainati dai cavalli.

Tra gli arrestati c’è anche Giuseppe Irrera, commerciante di prodotti ortofrutticoli e attuale boss del clan messinese. Il scettro del comando gli era stato passato dal genero Luigi Galli, storico capo da anni in carcere con il regime 41bis. Il gruppo criminale colpito dall'indagine aveva base operativa nel negozio di Irrera, dove si tenevano anche le riunioni per organizzare le gare clandestine di cavalli. Alcuni dei membri sottoposti a misura cautelare in carcere (Francesco Vento, Maria Munnia, Salvatore Vecchio e Giuseppe Galli) si occupavano di accudire e preparare i cavalli, sottoponendoli agli allenamenti. Tra gli indagati c'è anche un veterinario che somministrava farmaci agli animali per migliorarne le prestazioni.

Secondo gli inquirenti, il clan messinese aveva rapporti con la famiglia mafiosa dei Santapaola di Catania per regolare i rapporti e le controversie sulle gare clandestine tra scuderie messinesi e catanesi, che si svolgevano in entrambe le province.

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