“Urlai ma in un attimo l’ha aggredito”: il racconto della moglie di Gianluca, ucciso da uno squalo in Egitto

"Era a meno di due metri e puntava dritto verso Gianluca. Ho cominciato a urlare, gli ho detto di allontanarsi, ma in un attimo lo ha aggredito". A parlare è Laurence, moglie di Gianluca Di Gioia, il 48enne di origine romana morto lo scorso dicembre dopo essere stato attaccato da uno squalo durante una vacanza a Marsa Alam, in Egitto. In quell'occasione rimase ferito anche un altro cittadino italiano, Peppino Frappani, 69enne originario di Genivolta (Cremona), ma Gianluca ebbe la peggio.
Nel corso di una intervista al Corriere della Sera, la moglie del 48enne ha raccontato cosa è successo quel tragico 29 dicembre. "Io, Gianluca e, poco distante, mia cognata Alessandra eravamo nella zona cosiddetta sicura, al di qua delle boe che indicano l’inizio delle acque più rischiose. Nessuno ci aveva allertato di un possibile pericolo. Ovviamente parliamo di boe che galleggiano in acqua. Sotto non c’è una recinzione che possa bloccare l’arrivo di uno squalo. Stavamo facendo snorkeling quando ho visto lo squalo". Poi l'attacco.
Subito dopo la donna ha sottolineato di aver continuato a gridare ma i soccorsi non sono stati veloci. "Chiedevo disperatamente aiuto, ma non arrivava nessuno. Né un bagnino, né un mezzo di soccorso. Quando poi sono giunta al pontile il bagnino l’unica cosa che faceva era soffiare in un fischietto. Quell’inutile fischio ce l’ho ancora in testa e non potrò mai dimenticarlo. Fischiava, ma nessuno si decideva a mandare un mezzo di soccorso. Una lentezza esasperante. C’erano due gommoni legati, ma non trovavano le chiavi. E quando finalmente sono riusciti e hanno riportato Gianluca sul pontile hanno perso altri dieci minuti prima che arrivasse una macchinina che lo ha portato in un ambulatorio".
Infine, un ricordo del marito: "Gianluca era una persona prudentissima. Grande viaggiatore, cittadino del mondo, rispettoso delle regole e della natura. Con il senno di poi l’unica imprudenza è stata quella di scegliere un luogo di vacanza non organizzato e non attrezzato per fronteggiare le emergenze".