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Urla alla moglie “Io sono il tuo padrone” poi cerca di strangolarla: a processo 50enne di Mondovì

L’uomo è stato rinviato a giudizio presso il Tribunale di Mondovì: avrebbe abusato fisicamente e psicologicamente della moglie e della figlia.
A cura di Davide Falcioni
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"Io sono il tuo padrone". Sono queste le parole che una donna di 50 anni di Mondovì si è sentita ripetere per anni dal marito, un uomo che, oltre a umiliarla verbalmente, l'ha aggredita spesso anche fisicamente. Una dinamica di violenza che ha segnato profondamente la vita della donna, portandola infine a denunciare l'uomo, oggi accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate.

La testimonianza della vittima, ascoltata di recente in tribunale durante il processo che vede l'uomo imputato, è un racconto di sofferenza e coraggio. La donna ha ripercorso le tappe di un matrimonio segnato dalla sopraffazione, rivelando come il marito cercasse di sottometterla a ogni costo. "Lui non voleva che studiassi, non sopportava che cercassi di migliorare la mia condizione e quella della nostra famiglia", ha raccontato. La frase "Io sono il tuo padrone" riassume perfettamente il suo atteggiamento di controllo asfissiante, che l’ha portata a subire insulti, botte e ricatti emotivi.

Tre anni fa, il culmine di queste violenze: un tentativo di strangolamento avvenuto in cucina, mentre la figlia della coppia, studentessa universitaria, si trovava lontana, a Torino. "Sentivo le forze venire meno con la sua stretta sempre più forte", ha ricordato la donna, che, nell'ultimo disperato tentativo di difesa, è riuscita a prendere un arancio dal tavolo e a lanciarglielo, facendo cadere gli occhiali dell'aggressore. Dopo essere riuscita a liberarsi, la 50enne ha chiamato il Pronto soccorso e si è rifugiata in una casa protetta, sotto la tutela dell’associazione "L’Orecchio di Venere".

L'uomo, operaio, ha mostrato atteggiamenti violenti anche nei confronti della figlia, che in aula ha confermato quanto riferito dalla madre. "Beveva moltissimo, e mentre diceva che si sarebbe suicidato, aggrediva mia madre fisicamente e me verbalmente", ha raccontato la giovane, ricordando i sacchetti pieni di bottiglie di alcolici vuote in casa e l'ambiente sempre più teso e insostenibile.

Il giorno del tentativo di strangolamento, la madre aveva chiamato la figlia per avvertirla che stava lasciando la casa. "Lui mi chiamò e minimizzò l'episodio", ha aggiunto la ragazza. "Ma quando ho letto il referto del Pronto soccorso, ho capito che la situazione era grave, e che mia madre aveva ragione". La giovane ha anche raccontato come, quando la verità venne finalmente a galla, il padre ha cercato di manipolarla, chiedendole soldi e facendole sentire in colpa. "Mi mandava il suo Iban, dicendo che mi aveva sempre mantenuta", ha riferito la figlia, mettendo in luce il tentativo dell’uomo di esercitare ancora un controllo psicologico sulla famiglia.

La vicenda si sta ora svolgendo davanti ai giudici del tribunale di Cuneo, con il processo che continua a far emergere le dinamiche di violenza domestica.

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