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News su migranti e sbarchi in Italia

Uno degli scafisti indagati per la strage di Crotone si difende: “Ero un passeggero, ho pagato”

Nega ogni responsabilità nella strage di migranti di Cutro Arslan Khalid, 25enne pakistano, arrestato con l’accusa di essere uno degli scafisti del barcone. Il fratello: “Era un passeggero come gli altri, io ho le ricevute e il messaggio audio che ha mandato a mio padre per la seconda rata”.
A cura di Ida Artiaco
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Nega ogni responsabilità Arslan Khalid, 25enne pakistano, arrestato nei giorni scorsi con l'accusa di essere uno degli scafisti del barcone naufragato al largo delle coste della Calabria nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorso. Il ragazzo si è difeso affermando di non far parte dell'equipaggio ma di essere anzi un semplice passeggero partito dalla Turchia alla volta dell'Italia.

A supporto della sua versione ci sarebbero un messaggio audio che lo stesso Khalid ha inviato via WhatsApp al padre col cellulare di uno dei "capitani" perché lui era partito senza, nel quale annunciava di essere quasi arrivato a destinazione e dandogli il via libera al versamento del resto dei soldi previsti per il viaggio, e una ricevuta di pagamento di una parte dei 7mila euro (nello specifico 4.500 euro), già consegnati a coloro che quella traversata l'avevano organizzata eseguita con un’agenzia di trasferimento soldi.

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Di certo Khalid si trovava bordo del barcone quando si è verificata la tragedia nella quale hanno perso la vita al momento 70 migranti, tra cui molti bambini. Ad aspettarlo a Crotone c'era il fratello, richiedente asilo che vive e lavora a Verona, il quale, dopo aver saputo del naufragio, è stato informato del fatto che il 25enne era uno dei 4 indagati dalla Procura di Crotone, fermato come presunto scafista.

"Lui ha pagato, io ho le ricevute, il messaggio audio che ha mandato a mio padre perché versasse la seconda rata, tutto", ha ripetuto il fratello, accompagnato dall'avvocato Salvatore Perri. La sua versione coincide con quella data dal 25enne pakistano nel corso dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto. Eppure i sopravvissuti lo hanno indicato come uno dei mozzi che trasmetteva ordini e indicazioni per conto dei quattro skipper, tre turchi e un siriano, che gestivano quella traversata.

"Stanno emergendo elementi che dimostrano, come sostenuto sin dall'inizio, che il mio assistito era su quella barca come migrante al pari degli altri e non era lo scafista", ha detto alle agenzie di stampa l'avvocato Perri. Le indagini continuano.

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