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Università, servono cadaveri a medicina: boom di donatori, ma non c’è una legge

I corpi sarebbero utilissimi alle università, per la pratica e la ricerca, e sono tanti i cittadini che lasciano come volontà il desiderio di donarsi alla scienza dopo morti, ma manca una legge per farlo. L’ultimo riferimento ‘ufficiale’ è il Regio decreto del 31 agosto 1933…
A cura di Biagio Chiariello
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Donare il proprio corpo, dopo la morte, alla scienza. Specialmente agli istituti universitari e alle facoltà di Medicina. Una scelta nobile che pare essere assai gettonata negli ultimi tempi. Tuttavia, come scrive La Stampa, al boom di donatori sensibili al bisogno delle accademie di avere cadaveri su cui sperimentare e fare pratica, non corrisponde ancora una legge che disciplini queste offerte alla scienza. E così succede che gli studenti sono costretti ad esercitarsi sui manichini, come ad Anatomia umana del Policlinico di Palermo, mentre ci sono atenei che acquistano i cadaveri all’estero. “Ci chiamano in continuazione. Ci chiedono: come facciamo a donare il nostro corpo?” afferma il professor Giovanni Zummo, docente di Anatomia al Policlinico del capoluogo siciliano, dove si trovano otto manichini nuovi, appena acquistati, da usare per le lezioni agli studenti. “Sarà la crisi, e la necessità di risparmiare sulle spese del funerale – considera il docente – ma c’è un boom di richieste, richieste che però non possiamo accogliere. Li abbiamo appena acquistati, sono di gomma, hanno organi interni gonfiabili, accesso per ogni tipo di prelievo, genitali intercambiabili, mandibola snodabile. Servono per le esercitazioni degli studenti di Medicina. Ai tempi dei miei studi qui c’erano corpi veri, adesso cerchiamo soluzioni alternative, mentre paradossalmente cresce l’offerta di donatori ai quali non sappiamo dare risposte”.

Boom di donatori, ma manca la legge

In un convegno di pochi mesi fa Raffaele De Caro, docente di Anatomia del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, ha detto che “più di cinquanta persone nel 2013 hanno deciso di donare il corpo a fini didattici contro le 23 del 2012”. Il problema di fondo è che manca una normativa sul tema in Italia. Sei proposte di legge non sono andate in porto. Quindi bisogna andare indietro nel tempo di oltre 80 anni per trovare un riferimento valido. Nello specifico, il Regio decreto del 31 agosto 1933, che destina alle attività didattiche e di studio i cadaveri “il cui trasporto non sia fatto a spese dei congiunti compresi nel gruppo familiare fino al sesto grado o da confraternite o sodalizi che possano avere assunto impegno per trasporti funebri degli associati”. I cosiddetti “morti di nessuno” insomma. Ma quel Regio decreto è stato bollato come ‘non accettabile' dal Comitato nazionale di Bioetica nel 2013. Quindi oggi l’unica strada percorribile in mancanza di una legge – come sottolinea lo stesso Comitato – è l’espressione di una chiara volontà in vita con un atto sottoscritto e consegnato a una struttura universitaria. In Italia sono tre i centri che operano in questo senso: Torino, con il Laboratorio per lo studio del cadavere; Padova, con il programma di donazione del corpo e delle parti anatomiche; Bologna con il suo Centro per la donazione del corpo post mortem.

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