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Università, negli ultimi 7 anni oltre 66 mila nuovi studenti in meno

Dal 2008 è stata registrata una diminuzione del 20% delle nuove matricole, una situazione che diventa ancora più critica nel Mezzogiorno. Il 30% degli studenti del Sud “fugge” dagli atenei meridionali per iscriversi al Centro-Nord.
A cura di Claudia Torrisi
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L'università italiana "si sta restringendo". Negli ultimi sette anni, gli atenei del nostro paese hanno subito una riduzione di circa il 20% in termini di studenti, docenti, corsi di studio, finanziamenti. Secondo il Rapporto 2015 della Fondazione Res – "Nuovi divari. Un'indagine sulle università del Nord e del Sud", rispetto al 2008, momento di massima espansione per l'università italiana, le immatricolazioni si sono ridotte del 20%, con oltre 66 mila studenti in meno. A diminuire è stato anche il personale docente (sceso del 17 per cento, a meno 52 mila unità), quello tecnico amministrativo (59mila, -18%). E poi i corsi di studio, calati del 18%, a 4.628. Stesso trend per i finanziamenti: il fondo ordinario è diminuito in sette anni del 22,5%, 7 miliardi, contro i 26 della Germania.

Ma se la situazione generale è questa, è al Sud che l'università soffre di più. Secondo il rapporto, "si va disegnando un sistema formativo sempre più differenziato fra sedi più e meno dotate (in termini finanziari, di docenti, di studenti, di relazioni con l'esterno), con le prime fortemente concentrate in alcune aree del Nord del paese. Le nuove regole di governo del sistema stanno accentuando questa biforcazione". Più della metà del calo degli immatricolati si concentra nella parte meridionale del paese, che ha perso dal 2003/2004 al 2014/2015 circa 37 mila studenti. Stessa sorte anche per i docenti: la diminuzione del personale è stata del 18,3% nel Mezzogiorno, a fronte dell'11,3% al Nord e del 21,8% nelle università del Centro. Al Sud ci si laurea di meno e ci si mette più tempo. In queste regioni è maggiore anche la quota di ragazzi che abbandona i corsi dopo il primo anno – il 17,5% contro il 15,1% al Centro e il 12,6% al Nord – e il tempo medio di completamento di un corso triennale è 5,5 anni (così come al Centro), contro il 4,5 della parte settentrionale.

Dai dati sulla mobilità studentesca, invece, risulta un'emigrazione a senso unico. Il 30% degli immatricolati meridionali si iscrive in atenei del Centro-Nord. In Sicilia è oramai un terzo dei giovani che iniziano gli studi a emigrare, nel 2003/2004 erano meno di un sesto. A spingere gli studenti da Sud a Nord c'è la ricerca di corsi che offrano maggiori opportunità di inserimento nel mercato del lavoro, ma anche la scarsità di borse di studio e servizi nelle regioni di appartentenza. Nell'anno accademico 2013/2014, al sud quasi la metà degli idonei – il 40%  – non ha beneficiato del contributo per carenza di risorse. Una percentuale che nelle Isole raggiunge il 60%.

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