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Università: lo scorso anno 57mila studenti senza fondi, ma ne avevano diritto

Sempre più drammatica la situazione per gli studenti italiani, che nel 2015 disporranno di soli 15 milioni di euro di finanziamenti. “I costi per le famiglie sono diventati insostenibili. La politica non si muove da tempo”.
A cura di Davide Falcioni
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Il diritto alla studio rischia di diventare un ricordo. A dirlo sono i dati di borse di studio, mense e alloggi. Nello scorso anno accademico, 57mila studenti si sono ritrovati nella categoria degli "idonei non beneficiari". Per reddito e percorso di studi, sono considerati meritevoli di ricevere un aiuto dallo Stato. Per mancanza di fondi, però, essi sono destinati a non ricevere nulla, se non l’esenzione dalle tasse universitarie. Se niente cambia, il loro numero aumenterà in fretta.

Eppure la nostra Costituzione recita: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". I capaci e meritevoli non mancano, ma a quanto pare i loro diritti rischiano di sparire, se è vero come è vero che entro il 2015 i fondi a loro disposizione saranno pochissimi: 15 milioni di euro, cioè spiccioli, che verranno integrati solo con dei fondi regionali. Così, se le famiglie degli studenti non potranno permettersi di fornire un aiuto, il rischio concreto è che l'università torni ad essere una questione elitaria. Se nessuno interviene, si rischia di arrivare a settembre senza che nulla sia cambiato. Con costi enormi per il Paese, sia in termini etici che di sviluppo. "I costi per le famiglie sono diventati insostenibili. La politica non si muove da tempo, il diritto allo studio non può essere la vittima – denuncia Elena Monticelli, coordinatrice per il diritto allo studio dell’associazione studentesca Link -. Abbiamo lanciato la campagna ‘Non c’è più tempo' per riportare l’università nel dibattito politico. Se ne è parlato poco in campagna elettorale, ora non se ne parla più. La situazione è gravissima". Intanto, dopo un braccio di ferro durato due anni, giace al vaglio della conferenza Stato Regioni il decreto di riforma presentato dal ministro Profumo, osteggiato dalle associazioni studentesche ma con il via libera del Consiglio nazionale degli Studenti Universitari.

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