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Università italiana, Crui: 5 euro in più di finanziamento a persona la salverebbero

Secondo un dossier elaborato dall’Osservatorio Eua e presentato dal Segretario della Crui, l’Italia è fanalino di coda tra i principali Paesi europei per i finanziamenti alle Università, ridotti drasticamente negli ultimi anni.
A cura di Antonio Palma
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L’Italia ancora una volta esce male dal confronto con gli altri Paesi europei. Questa volta è tra gli ultimi posti per il finanziamento alle Università secondo un dossier elaborato dall’Osservatorio Eua (European University Association)e diffuso dalla Crui. Il dossier ha rilevato come da 2008 al 2012 l’Italia, al contrario della maggioranza dei Paesi europei, ha ridotto i finanziamenti per le università. Molti Paesi soprattutto del nord Europa invece nonostante la crisi hanno continuato ad investire nell’istruzione e ricerca, mentre alcuni Stati dell’est e del sud Europa hanno ridotto i finanziamenti. L’Italia spende solo 109 per ogni cittadino, a fronte dei 157 degli spagnoli e dei 156 degli inglesi. Una classifica che ci mortifica se confrontata con i Paesi più virtuosi, si va dai  303 dei francesi ai 731 dei norvegesi, dai 304 dei tedeschi ai  660 degli svedesi, nazioni che continuano ad investire sulla formazione e sulla ricerca perché la vedono come una garanzia per il rilancio dello sviluppo.

Diminuiscono anche gli studenti – Il Segretario Generale Crui e Rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari nel presentare questi dati, ha ricordato che “quando si chiede il ripristino dei 300 milioni mancanti, si chiede di fatto di passare da 109 a 114 euro per cittadino", aggiungendo “stiamo parlando di 5 euro in più”. In questo modo secondo  Paleari “continueremmo comunque a essere il fanalino di coda dell’Unione, ma almeno riusciremmo ad arrestare la frana che si sta abbattendo sul nostro sistema dell’Università e della ricerca” e che non permetterà una ripresa del Paese. Il segretario della Crui ha anche spiegato che l’Italia, secondo questo dossier ha un altro dato negativo, tra i 12 principali Paesi dell’Europa l’Italia ha avuto una perdita di studenti del 8,8% dal 2008 al 2012, al fronte del +23 % della Danimarca, della Germania e dell’Austria.

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