Unesco, 36 nuovi siti candidati: attesa per le colline del Prosecco italiano
Poco più di dieci giorni per stabilire quali saranno i nuovi siti che entreranno nella lista Unesco dei beni culturali materiali e immateriali da salvaguardare e promuovere. A deciderlo sarà, dal 30 giugno al 10 luglio, la 43ª sessione del Comitato del patrimonio mondiale, che quest'anno si terrà a Baku, in Azerbaigian. Attualmente in tutto il globo, sono ben 1092 le località che secondo l’Unesco sono da considerare come Patrimonio dell’Umanità. Una sorta di "bollino" decisamente importante per il bene che lo ottiene, perché una volta che un monumento o un’area è riconosciuta come patrimonio collettivo, l’Unesco si impegna ad aiutare il Paese in cui si trova a proteggerlo e a valorizzarlo. Oltre all'impatto sul turismo, quindi sulla ricchezza complessiva di quel territorio.
Le colline Prosecco patrimonio umanità Unesco
Nei prossimi giorni il comitato responsabile del prestigioso elenco valuterà quali saranno i nuovi luoghi che entreranno a farne parte. La decisione definitiva del Comitato Unesco sarà annunciata entro il 10 luglio. Attualmente, in fase di valutazione da parte del comitato Unesco, ci sono 36 località attualmente in attesa di valutazione. Dai resti di Babilonia, in Iraq al santuario degli uccelli migratori in Cina, dal telescopio Lovell, in Gran Bretagna, all’antica città di Bagan, in Myanmar. Senza dimenticare la strada alpina del Grossglockne, in Austria. Ovviamente c'è anche l'Italia in attesa, come le colline del Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano.
La classifica siti Unesco premia l'Italia
Il Paese con più Patrimoni dell’Umanità è proprio l’Italia (54 in totale), seguita dalla Cina (53) e dalla Spagna (47). Un riconoscimento importante, per l'Italia, ma che non è gratis: il nostro Paese è, infatti, tra i maggiori contribuenti dell’Unesco, solo l'anno scorso ha versato al prestigioso istituto oltre 12 milioni di dollari. Nel mondo, la classifica dei siti Unesco vede una maggiore percentuale di località, ben il 47%, tra Europa e Nord America, il 23% in Asia e nel Pacifico, il 12% in America Latina e nei Caraibi. Solo l’8,7% è in Africa e il 7,6% nei Paesi arabi.