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“Una volta papà mi disse: ‘Lesbica di m****’, solo dopo anni di battaglie i miei hanno accettato chi sono”

A Fanpage.it Rose, 28enne romana, racconta il percorso intrapreso per accettare e vivere liberamente la sua omosessualità. Il 17 maggio ricorre la Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia, una data fondamentale per le persone LGBTQAI+ per rivendicare la necessità di lottare sempre contro le discriminazioni e per chiedere maggiori tutele.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio.
Immagine di repertorio.

"Ho capito di essere lesbica dacché ricordo. Certo, capirlo e accettarlo sono due cose diverse. Per me l'accettazione è arrivata relativamente tardi, durante l'adolescenza. Anche se il primo giorno della prima elementare, quando entrò in classe una bambina, la vidi e rimasi folgorata. Al mio compagno di banco, che conoscevo già perché avevamo frequentato l'asilo insieme, dissi: ‘Che bella quella bambina, ti ci vorresti fidanzare?', lui mi rispose con grande ingenuità: ‘Fidanzatici tu'".

A parlare è Rose, 28enne romana nata in Italia da genitori filippini, che ha deciso di raccontare a Fanpage.it il percorso che ha intrapreso per accettare e vivere liberamente la sua omosessualità. Oggi, venerdì 17 maggio, ricorre la Giornata Internazionale contro l'omolesbobitransfobia, una data fondamentale per le persone che fanno parte della comunità LGBTQAI+ per rivendicare la necessità di una lotta concreta alle discriminazioni e per chiedere maggiori tutele.

"Le medie per me sono state il periodo più brutto di tutti. Oltre a episodi di bullismo e razzismo, viste le mie origini, in quegli anni ho avuto anche la prima esperienza di omofobia. In prima media, per immaturità e ingenuità, mi ero fidata delle persone e avevo raccontato che mi piaceva una ragazza della mia classe, la voce era girata e due anni dopo, quando frequentavo la terza, era arrivato nella nostra classe un ragazzo più grande, ripetente", continua a raccontare Rose.

"Un giorno mi scrisse dal nulla su Facebook dicendomi: ‘Lo so che ti piaceva questa ragazza'. Io gli risposi: ‘Non è vero che mi piaceva'. Lui minacciò di photoshoppare il messaggio e di pubblicarlo modificato per farmi fare outing con tutti. Alla fine non lo fece mai, ma all'epoca non avevo ancora fatto coming out e il resto dell'anno lo passai nel terrore perché temevo che potesse rivelare a tutti una cosa che io non avevo accettato".

È da quel momento che per la ragazza inizia un lungo periodo ‘sotto copertura'. "Durante l'adolescenza guardavo i miei compagni e compagne fare le prime esperienze, io invece mi sono sempre sentita sbagliata per il mio orientamento sessuale. – racconta ancora – Al liceo vedevo le mie amiche che si innamoravano dei ragazzi, si fidanzavano e ricordo di essermi sentita in qualche modo costretta a fare le stesse cose che facevano loro. Avevo cotte su cotte per ragazze ma non me la sentivo di dirlo praticamente a nessuno, mi facevo schifo da sola".

"Tempo fa ho aperto una scatola dei ricordi e ho trovato una corrispondenza con una mia ex compagna di classe. Le dicevo: ‘Non dirlo a nessuno, ma penso mi piaccia questa persona. Ma solo per la personalità, sai che sono la prima a cui piacciono i fighi'.  Adesso, a 28 anni, quelle parole mi creano imbarazzo e disagio".

A 14 anni per Rose arriva la prima esperienza con un ragazzo, il primo bacio. "Io però sentivo che c'era qualcosa di sbagliato. Mi dicevo: ‘È carino, ha il piercing', a quell'età il metro di paragone era questo. Poi ci sono stati anche altri ragazzi ma non mi piacevano mai. Finché ho incontrato la mia prima ragazza".

"Ci siamo conosciute su Internet e la nostra relazione è stata praticamente solo ‘virtuale'. Per questo non è stato con lei che ho fatto ufficialmente ‘coming out‘, è successo con la mia fidanzata successiva, perché vivevamo tutto in rete, non dovevo uscirci e dare scuse a nessuno. Facevo anche finta che fosse un ragazzo, quando dicevo che mi ero fidanzata", ricorda ancora.

In seconda liceo, quando le persone avevano cominciato a diffondere voci in giro su di lei e a fare commenti sul modo in cui si vestiva ("Avevo iniziato a portare i capelli molto corti"), Rose racconta di aver pubblicato un lungo post su Facebook dichiarandosi bisessuale: "Ricevetti un grande consenso e sentii proprio di essermi tolta un peso, di poter iniziare a vivere meglio il rapporto con me stessa. Solo anni dopo dissi ufficialmente di essere lesbica".

Anche nei rapporti con la sua famiglia ci sono state molte difficoltà per diversi anni. "I miei genitori lo avevano capito da tempo perché mia mamma leggeva i miei diari, solo lì potevo dire di essere innamorata delle ragazze. Un giorno venne da me e si mise a piangere, mi chiese: ‘Tu non sei così, vero?'. Io ovviamente negai e lei mi rispose: ‘Meno male'".

"Quando mi lasciai con la mia prima fidanzata, però, fui costretta a dire loro apertamente che ero lesbica perché lei abitava a Brescia e chiesi a mia madre di farmi partire per poter parlare e chiudere di persona. Lei si mostrò abbastanza di conforto, mentre mio padre mi rivolse uno sguardo freddissimo e non disse assolutamente nulla", racconta Rose.

Come ricorda ancora la ragazza, i timori dei suoi genitori si concretizzarono quando si fidanzò con una ragazza che abitava a pochi metri dalla loro casa. "A quel punto non era più solo una cosa ‘virtuale' e da lì è cominciato un periodo veramente difficile, dove ho combattuto tantissimo con loro. Non riuscivo a stare pacificamente a casa e ogni volta che dovevo uscire con la mia ragazza dovevo trovare una scusa".

"A volte tardavo per stare con lei. Mio padre mi chiamava per sapere quando sarei rientrata a casa e quando gli dicevo che stavo con la mia ragazza, mi rispondeva con un insulto e attaccava. – prosegue – Una volta, mentre litigavo con mia madre, papà si intromise. Non ricordo esattamente cosa disse, io gli risposi a tono e lui mi diede un pugno sul naso e mi disse: ‘Lesbica di m***'. Dopo essersi accorto di quello che aveva fatto, scappò in bagno e si mise a piangere".

Dopo quattro anni trascorsi in questo modo, il padre e la madre di Rose hanno lentamente cominciato ad accettare l'orientamento della figlia: "Con loro oggi ho un rapporto molto più sereno perché mi ci sono sempre scontrata apertamente. Dopo un po' ho smesso di nascondermi, portavo anche la mia ragazza agli eventi di famiglia, perché volevo far capire loro che ero fiera di quello che ero, volevo vivere la mia storia a testa alta. Per far capire bene una cosa devi difenderla e lottare con le unghie e con i denti".

"Oggi sono anche loro molto più sereni. Quando mi sono lasciata con la mia ultima ragazza, mio papà ci è addirittura rimasto male. Prima invece mi avrebbero rivolto una frecciatina, come spesso hanno fatto in passato. Mi dicevano: ‘È una fase'. Anche se ammetto che questo tipo di lotta si può fare però solo quando i tuoi genitori, pur andandoti contro, riescono ad andare oltre in virtù del bene che ti vogliono, in altri casi è impossibile", spiega ancora Rose.

"Io continuo a sentire persone che dicono: ‘È una vostra scelta essere così‘, ma se fossi stata consapevole di tutto questo dolore, lo avrei scelto?'", dice ancora la 28enne. "Oggi mi definisco lesbica e sono serena con il mio orientamento, non mi sono mai innamorata di nessun uomo, ma non posso escludere il fatto che potrebbe succedere. Ognuno deve essere libero di definirsi o anche di non farlo, si può anche scegliere di non etichettarsi".

Quando le chiediamo: ‘Cosa diresti alla te stessa di 10 anni fa?‘, Rose risponde sicura: "Le direi che andrà tutto bene. Sono fiduciosa nel futuro. L'accettazione di se stessi è un percorso e, se ci si accetta, la strada è meno in salita o può anche essere in discesa. E rispetto ad allora, le cose sono cambiate tanto, anche se io in questi anni sono stata fortunata e altri hanno dovuto subire cose ben peggiori".

"Una delle ragazze con cui sono stata pensava che tutto facesse solo schifo, che ci fosse solo odio. – prosegue ancora la ragazza – Ma io non sono dello stesso parere: prima se ne parlava pochissimo ed era comune parlare male delle persone LGBTQAI+, non c'era rappresentazione né tantomeno si sapeva la differenza tra orientamento sessuale e identità di genere".

"C'è ancora tanta strada da fare, eppure in dieci anni sono stati fatti passi avanti e sono fiduciosa. Per questo è importante continuare a lottare per difendere il diritto di essere se stessi e di amare chi ci sentiamo di amare, sogno un mondo in cui un giorno non si dovrà nemmeno più fare coming out".

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