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Una bambina di 3 anni è stata ferita al volto da pallini da caccia mentre giocava in giardino

Momenti di terrore vicino ad Arezzo, dove una bambina di tre anni è stata colpita superficialmente da dei colpi esplosi da alcuni cacciatori a 200 metri dall’abitazione.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Foto di repertorio
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Il primo campanello d'allarme è stato il piano disperato, poi la scoperta della ferita in viso e il terrore che fosse accaduto qualcosa di grave. A Patrignone, frazione di Arezzo, in Toscana, una bambina di tre anni stava giocando tranquillamente nel giardino di casa sua, quando è stata ferita a una guancia da alcuni pallini sparati da un gruppo di cacciatori. I genitori della piccola sono stati attirati solo dal pianto della bimba, che ha sentito un improvviso bruciore alla guancia. La ferita, fortunatamente, è superficiale. Ma la sensazione è quella di una tragedia sfiorata, su cui è necessario – e le forze dell'ordine lo stanno facendo – porsi molte domande.

I genitori hanno chiamato immediatamente l'ambulanza, che è arrivata nel paesino riuscendo a ridimensionare l'ansia dei familiari, che non hanno compreso cosa sia accaduto fino all'arrivo dei sanitari. La bambina è apparsa da subito in condizioni non gravi, nonostante lo spavento e la ferita in viso, ma i medici all'ospedale hanno potuto confermare le ipotesi già fatte dai soccorritori: la bimba è stata colpita di striscio dai pallini da caccia, sarebbero bastati pochi centimetri di differenza per scrivere un'altra storia.

Tirato un sospiro di sollievo per la bambina, ora è il momento delle forze dell'ordine, che stanno cercando di ricostruire l'accaduto per capire chi abbia sparato. Si parla di un gruppo di cacciatori distanti circa duecento metri dall'abitazione, mentre nella zona è la terza domenica di caccia. Chi ha sparato avrebbe violato la legge, visto che non si può cacciare la selvaggina nei pressi di abitazioni. La cartuccia, secondo le ricostruzioni, sarebbe di quelle utilizzate per colpire i volatili come fagiani, quaglie o altri uccelli. Alla bambina non resteranno segni sul volto, garantiscono i medici. Ma che questo incidente sia un ulteriore segnale chiaro sui rischi della caccia, non c'è alcun dubbio.

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