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Una antiabortista alla presidenza del Parlamento Ue: perché può succedere ed è una pessima notizia

Dopo la morte di Davd Sassoli l’Unione europea potrebbe scegliere la maltese antiabortista Roberta Metsola come prossima Presidentessa del Parlamento.
A cura di Jennifer Guerra
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Roberta Metsola (European Parliament from EU, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons)
Roberta Metsola (European Parliament from EU, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons)

In un momento in cui in tutto il mondo si assiste a un contraccolpo all’accesso all’aborto, tra pandemia e leggi sempre più restrittive, l’Unione europea potrebbe scegliere un’antiabortista come prossima presidente del Parlamento. Quello di Roberta Metsola, maltese del Ppe e già tra i vicepresidenti vicari, è infatti uno dei nomi favoriti per la presidenza dopo la scomparsa di David Sassoli. Metsola è un’avvocata del Partito nazionalista ed è stata la prima donna dell’isola a diventare europarlamentare, in un Paese con una scarsissima presenza femminile nelle istituzioni: Malta è infatti il Paese europeo con la più bassa quota di donne in Parlamento, solo il 13%. Se Metsola fosse eletta, per la prima volta nella storia tutte le più importanti cariche europee sarebbero ricoperte da donne, insieme a Ursula Von Der Layen alla Commissione europea e a Christine Lagarde alla Bce. Ma poiché essere donna non è affatto garanzia di stare dalla parte delle donne, un’eventuale presidenza di Metsola sarebbe un pessimo segnale per i diritti sessuali e riproduttivi in Europa.

Malta è l’unico Paese dell’Unione a vietare totalmente l’aborto, nonché uno degli ultimi di tutta la regione europea, dopo che San Marino ha depenalizzato la pratica con un referendum a settembre 2021. Il divieto si estende anche ai casi più gravi, come stupro, incesto, malformazioni e persino pericolo di vita per la madre. Al momento della sua entrata nell’Unione avvenuta nel 2004, il Paese ha negoziato per mantenere la sua autonomia in merito alla legislazione sull’aborto, decisione che è stata difesa più volte dalla stessa Roberta Metsola. Nel 2015, ad esempio, espresse la sua contrarietà in merito alle conclusioni di un report sull’uguaglianza di genere che includeva il «pronto accesso all’aborto» come requisito per la parità. "Supportiamo pienamente l’uguaglianza di genere e siamo impegnati nel raggiungere questo obiettivo", dichiarò insieme agli altri deputati maltesi David Casa e Therese Comodini Cachia. "Tuttavia, siamo categoricamente contrari all’aborto. È un peccato che un report che analizza la situazione sull’uguaglianza di genere sia stato dirottato per includere riferimenti inaccettabili all’aborto".

Sebbene Metsola abbia sempre giustificato la sua contrarietà all’aborto in nome della sovranità nazionale, ha sempre espresso voto contrario anche a testi non vincolanti, che non hanno cioè effetti sulle legislazioni dei vari Paesi. Lo scorso anno, ad esempio, Metsola si è nuovamente opposta a un report sull’accesso universale e sicuro all’aborto, che faceva rientrare le restrizioni all’interruzione di gravidanza nel novero della violazione dei diritti umani. Incalzata sulle sue posizioni in merito al tema, Metsola ha assicurato che se verrà eletta presidente del Parlamento europeo rispetterà le decisioni dell’emiciclo, ma sono in molti a nutrire dubbi sulla sua figura. I voti dei popolari non le basteranno, ma sia i socialisti che il gruppo liberale Renew Europe esitano a sostenerla. In una riunione di Renew Europe, sono state proprio le posizioni antiabortiste di Metsola a risultare più divisive. Anche Emmanuel Macron, che si prepara alla presidenza del Consiglio dell’Unione, si è detto pronto a difendere con tutte le forze il diritto di autonomia decisionale delle donne nell’eventualità di una sua elezione. Intanto, i Radicali hanno lanciato un appello agli eurodeputati per opporsi alla candidatura dell’avvocata.

Il presidente del Parlamento europeo non ha il potere di cambiare la situazione sull’accesso all’aborto, ma un’antiabortista a Bruxelles sarebbe un pessimo segnale in questo momento storico. Durante la pandemia, l’accesso al servizio è stato fortemente limitato in tutta Europa, sebbene si tratti di una pratica medica che non può essere rimandata. Ma anche dal punto di vista politico i problemi non mancano: da gennaio del 2021 in Polonia, in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale, non è più consentito interrompere la gravidanza se non in caso di stupro. Una decisione gravissima, che mette in serio pericolo l’incolumità delle donne: a settembre, una ragazza di 30 anni è morta di setticemia in una città del sud del Paese perché i medici le avevano negato un aborto terapeutico. Nel 2020, il Parlamento europeo aveva votato con una risoluzione per garantire l'accesso a servizi abortivi sicuri, legali e gratuiti, insieme a una ferma condanna della situazione polacca. La risoluzione è stata rivotata lo scorso anno. In entrambi i casi, Metsola ha votato contro.

Anche a livello internazionale la situazione si fa sempre più preoccupante: negli Stati Uniti, dove la possibilità di abortire è garantita da una sentenza della Corte Suprema del 1973, il rischio è che la nuova composizione del tribunale a maggioranza conservatrice possa ribaltarla. Proprio gli Usa nel 2020 firmavano un documento, la Geneva Consensus Declaration, per sancire l’illegittimità del diritto di abortire. Insieme a loro, c’erano anche il Brasile, l’Egitto, l’Ungheria, l’Indonesia, l’Uganda e naturalmente la Polonia. E l’Unione europea, che da sempre si impegna per garantire l’autonomia e i diritti delle donne, non può permettersi di essere aggiunta a questo elenco.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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