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Un sindaco vuole un bus per studenti vietato ai migranti: “I genitori sono preoccupati”

Succede ad Abetone, in provincia di Pistoia. Al piccolo comune montano di 662 residenti spettano 54 migranti. “Troppi” secondo il primo cittadino Giampiero Danti, secondo cui ” i ragazzi si trovano di fronte queste persone adulte, robuste, con un po’ di arroganza, anzi non poca, e di conseguenza le famiglie sono in rivolta, perché i ragazzi sono intimoriti. Non è più accettabile un discorso del genere”.
A cura di C. T.
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Un autobus ad hoc per studenti, vietato ai migranti. Così, mentre impazza il caso Capalbio, un altro sindaco, quello di Abetone, in provincia di Pistoia, ha deciso di risolvere a modo suo la questione accoglienza. Al piccolo comune montano di 662 residenti spettano 54 migranti. "Troppi" secondo il primo cittadino Giampiero Danti, eletto con una lista civica e con un consenso del 93%. La scelta dei bus separati è stata recentemente tirata in ballo dal viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini, che ha parlato di qualcosa che ricorda la situazione di "neri e bianchi cinquant’anni fa in Alabama, prima di Kennedy". "Allora mi risolva lui il problema", gli ha risposto in un'intervista al FattoQuotidiano, il sindaco di Abetone: "Dove li metto i nostri ragazzi? Sul tetto dell’autobus, se questi qui sono violenti in una maniera spaventosa? Hanno fisici eccezionali, urlano, sbraitano. Non c’è un comportamento civile da parte di questi signori. Io poi non voglio i posti separati sugli autobus come gli americani, ma ho solo chiesto una linea ad hoc per gli studenti, perché me la chiedono i genitori".

Danti sostiene di non essere razzista: "Anzi cerco di capire la situazione nazionale, ma sono troppi, ce ne spetterebbero tre, e ne andrebbero bene anche venti, ma così è insostenibile". I cinquantaquattro migranti sono tutti uomini, ospiti di una struttura a pochi metri dal centro, il Residence La Riva. Lo scorso 4 agosto hanno protestato sulla statale, contro l'isolamento in cui vivono.

"Qui non è che ci siano pullman ogni qualche minuto – ha spiegato il sindaco – ci sono tre pullman al giorno, e servono soprattutto agli studenti per andare scuola a San Marcello, a 20 km da qui, oppure a Ragioneria e alle medie di Cutigliano. Noi abbiamo solo le elementari. Questi pullman spesso e volentieri sono sovraffollati: i ragazzi si trovano di fronte queste persone adulte, robuste, con un po’ di arroganza, anzi non poca, e di conseguenza le famiglie sono in rivolta, perché i ragazzi sono intimoriti. Non è più accettabile un discorso del genere". Danti ha sottolineato che sono "tutti preoccupati, in particolar modo i genitori, e anche il sottoscritto", perché ci "sono stati episodi, fatti presente, di atti non consoni sul pullman. Qualcuno ci ha fatto anche la pipì, questo almeno è quello che dicono i testimoni. A questo punto non è più tollerabile il discorso: qui o loro se ne stanno dalla loro parte per bene, tranquilli, o…Insomma, arrivano sul pullman, fanno alzare i ragazzini, si siedono al loro posto e i ragazzini rimangono in piedi. Sono 55, se partono tutti insieme ci vuole il pullman solo per loro! Pertanto noi si chiede un pullman, un trasporto che sia solo per gli studenti". I profughi, invece, potrebbero usare il pullman di linea che va da Abetone a Pistoia. Quello, ha assicurato il sindaco, "resterebbe, li ci si può salire tutti. Ma il pullman per gli studenti è un servizio obbligatorio per lo studio, chiediamo un percorso per conto nostro. Da ora al 10 di settembre chiederemo di attivarlo. Lo abbiamo chiesto alla prefettura, perchè non riteniamo, lo ripeto, che i ragazzi debbano andare con questa gente che spesso e volentieri è anche violenta".

E proprio alla prefettura Danti ha contestato il numero di migranti assegnati ad Abetone. "La nostra quota – ha spiegato – rappresenta il 10% della popolazione. Ci spetterebbe lo 0,5%: noi siamo 600 abitanti e ci toccherebbero 3 persone. Per carità, nessuno chiede solo tre persone, datecene 10, 15, 20 ma poi basta. E poi siamo un paese turistico, lo dico con rispetto, ma la gente li vede in piazza, sulle panchine, a bivaccare, con i telefonini, e alla gente da noia vedere queste persone sempre attaccate al telefonino, ‘ma io il telefonino lo pago' dice il cittadino nostro, l’indigeno. ‘Chi glielo paga il telefono?' si chiedono".

La vera integrazione, ha sottolineato Danti, "si fa se arrivassero con le famiglie": "Allora si vedrebbe che c’è subito la volontà di arrivare con la famiglia e stabilizzarsi. Ma quando arrivano questi ragazzi, soli, che forse non hanno mai lavorato in vita loro, forse dico e non voglio andare a criminalizzarli, però hanno 30 anni e probabilmente non lavoreranno più nella loro vita. Sono qui da parassiti alle spalle di qualcuno. Questo è preoccupante, e ci ritroveremo a doverli mantenere, e dargli da mangiare. Poi, se mangiano leggermente male, si lamentano! Se io vado al ristorante e mangio male, pago. Questi signori qui fanno la rivoluzione perché mangiano male qualche volta. Non sempre, qualche volta". Il sindaco ha spiegato di aver tentato di fare una convenzione con chi gestisce i migranti – la Misericordia della Toscana – "però poi qui è diventato un business. Sono i gestori che cercano di tenerli in un certo modo, perché è un business che gli viene un mare di soldi in tasca. C’è un business dietro che fa spavento e questo non è accettabile".

Infine, il sindaco si è lamentato che i migranti hanno chiesto la residenza: "Ma stiamo scherzando? E dopo la residenza, il giorno dopo, mi chiederanno la casa e poi anche il lavoro?"

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