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Un rene di Barbara Capovani ha salvato la vita a un bambino malato: il trapianto eseguito ieri

Uno dei reni di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita e uccisa da un suo ex paziente – Gianluca Paul Seung – fuori dall’ospedale di Pisa, ha salvato la vita ad un bimbo, che ieri è stato operato ed ha ricevuto l’organo all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
A cura di Davide Falcioni
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Uno dei reni di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita e uccisa da un suo ex paziente – Gianluca Paul Seung – fuori dall'ospedale di Pisa, ha salvato la vita ad un bambino, che ieri è stato operato ed ha ricevuto l'organo all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma: stando a quanto fatto trapelare da ambienti sanitari il piccolo, la cui identità ovviamente non è stata resa nota, da tempo era affetto da una grave malattia e solo un trapianto di organo avrebbe potuto permettergli di condurre una vita tranquilla. Quel trapianto è stato effettuato ieri, così come quello del fegato della donna, assegnato a un paziente di Milano. L'altro rene, il cuore e i polmoni espiantati a Barbara Capovani sono invece stati consegnati a Siena e molto presto permetteranno ad altre persone gravemente malate di condurre una nuova vita.

Oggi la convalida del fermo di Gianluca Paul Seung

Nel frattempo è stata fissata per oggi nel carcere di Pisa l'udienza di convalida del fermo di Gianluca Paul Seung, accusato di omicidio volontario premeditato: l'uomo, difeso dagli avvocati Gabriele Parrini e Andrea Pieri, potrebbe decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere, come ha già fatto nel corso dell'interrogatorio con il procuratore Giovanni Porpora e con il sostituto procuratore Lydia Pagnini.

Il cognato di Capovani: "Agli psichiatri vengono attribuiti compiti che non spettano loro"

Michele Bellandi, il compagno della psichiatra uccisa, intanto ha fatto sapere che i funerali si celebreranno in forma privata. "Terremo fede all'impegno di Barbara che è sempre stato quello di cambiare un sistema con leggi che riteneva ormai inadeguate. Nella sua vita ha sempre aiutato chiunque e lo ha fatto in silenzio". E contro un sistema inadeguato, che evidentemente non ha saputo proteggere una professionista che aveva a che fare con pazienti problematici, si è scagliato il cognato di Barbara Capovani, Stefano Bellandi, anche lui medico: "Io ero suo parente ma soprattutto suo amico e con lei ho condiviso i tanti problemi che ogni giorno doveva affrontare, perché agli psichiatri vengono attribuiti compiti che non spettano loro".

Emblematico un caso: "In seguito a una decisione del tribunale, Barbara dovette ricoverare tra i suoi pazienti un uomo accusato di stupri. Nello stesso reparto si trovava però anche una ragazza di 15 anni. Non le dico le difficoltà che ha dovuto affrontare per quella convivenza incompatibile"

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