Un pacco alla Camorra: come creare lavoro nelle terre di Gomorra (REPORTAGE)
Prendere le terre della camorra e trasformarle in lavoro per i giovani della Campania, questo l'ambizioso progetto portato avanti da cinque anni dal Comitato Don Peppe Diana – in memoria del prete anticamorra ammazzato a Casal di Principe per le sue invettive contro il clan del Casalesi. Beni confiscati che, dopo anni di lungaggini burocratiche, vengono finalmente consegnati nelle mani di cooperative sociali che li fanno diventare fonte di lavoro vero. Molto spesso, purtroppo, quando un terreno viene sequestrato a un clan malavitoso finisce nell'abbandono. Le persone che ci lavoravano in nero, per pochi spiccioli, diventano disoccupate e si fa largo il pensiero: "con la camorra tenevo il posto, con lo Stato no".
"Facciamo un pacco alla camorra" è un progetto che mette insieme svariate cooperative che trasformano queste terre abbandonate in campi produttivi. I prodotti vengono venduti in un'unica confezione e tutti i proventi sono devoluti al lavoro delle cooperative. Si va dal ristorante di Casapesenna dove persone con problemi psichici diventano chef, ai terreni dove viene coltivato grano biologico, fino ad arrivare a società che producono detersivi totalmente eco-compatibili. Filo conduttore: l'utilizzo di strutture sottratte alla camorra. Ad esempio, l'associazione La forza del silenzio – che ha sede nella villa del potentissimo boss dei casalesi Sandokan – con i suoi laboratori destinati a bambini autistici produce ottimi biscotti. Il pacco contiene tante storie, raccolte tutte in un libro edito da Marotta & Cafiero.
Parlare con Peppe Pagano, Paolo Siani o il prefetto Malvano, aiuta a capire come l'unico modo per sconfiggere la criminalità organizzata sia offrire un'alternativa lavorativa. La NCO (sigla ironica della Nuova Cooperazione Organizzata) è l'unica risposta possibile alla disoccupazione di queste terre. Una luce di speranza nelle province di Napoli e Caserta, dove ragazzi che si sono riuniti affrontano le minacce dei clan, l'incendio dei campi (come è successo in estate a Pignataro Maggiore) e la diffidenza della popolazione. Spesso, come fanno le cooperative Nco ed Eureka, impiegano persone con problemi psichici e danno loro la possibilità di lavorare. "A riqualificare queste terre sono le persone che per prime dovrebbero essere riqualificate" sottolinea Mirella.
Il campo di Chiaiano affidato – temporaneamente – all'associazione (R)Esistenza ha fornito le pesche per la marmellata del Pacco. Oggi, quel bene potrebbe essere tolto all'associazione di Ciro Corona che, sfidando il potente clan Nuvoletta, ha riqualificato un terreno gravemente compromesso da pesticidi tossici e salvato un intero raccolto che rischiava di andare perso. Infatti, l'affido è temporaneo e deve essere emanano un bando per assegnare il bene in modo definitivo. Questo significa, che per altri lunghi mesi questo campo rimarrà abbandonato al suo destino. Ancora una volta, le lungaggini burocratiche rischiano di gettare alle ortiche il lavoro dei volontari che avevano ridato vita a un luogo di morte.