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Un omicida è un omicida. Anche da morto

È legittima difesa questa? No. È il fallito omicidio di un uomo senza misura che non vorrei mai incrociare ad un semaforo o a una precedenza non data. È un vecchio che bucherebbe il bambino piuttosto che il pallone: Ermes Mattielli è un condannato (giustamente) che ha subito un tentativo di furto, ha sparato come se fosse in guerra contro nemici disarmati e poi ha avuto un infarto.
A cura di Giulio Cavalli
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ondannato Ermes Mattielli
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Il pericolo vero dello sciacallaggio politico è l'erosione lenta ma costante dei fondamenti della democrazia. Non è una frase fatta: se gioco con i morti ammazzati per un pugno di voti innesco una latente "normalizzazione" delle gravi responsabilità (etiche, prima che giuridiche) che inevitabilmente stanno dietro a qualcuno sdraiato e sparato. Succede quindi che il "se l'è andata a cercare" cominci con un ginocchio sbucciato per una discesa forsennata di un bimbo in bicicletta e poi inondi il vivere quotidiano tra bestialità e gesti infimi.

E così è bastato davvero poco alle bocche bavose dei necrofili di turno per elevare Ermes Mattielli, l'anziano rigattiere dal grilletto facile, a "morto di stato". Lo stesso Zaia, governatore veneto, aveva parlato di "pesanti responsabilità" del governo dopo che il vecchietto western era purtroppo deceduto di infarto. Dicevano gli sciacalli che fosse morto dopo essere stato condannato, soffiavano sul risarcimento che avrebbe dovuto dare ai ladri e urlano lo schifo nelle piazze televisive. E noi, ancora una volta, inermi di fronte ad una bruttura che diventa subito ‘pop' senza informarsi, senza reagire, ammutoliti davanti alle iene.

In un Paese allo sbando morale finisce che anche le icone scelte per il dibattito politico siano disgraziate, coinvolte in un circo che superficialmente urla slogan senza pensieri, tutti ritti senza indecisioni, aggrappati alla proiezione personale di una vicenda senza nessun senso della verità e del ritegno. Pochi hanno raccontato davvero cosa avesse fatto quel pensionato veneto: tutti a separare i buoni dai cattivi, a soffiare sul fuoco, a godere dei contrapposti in una zuffa tra galli. Terrorismo per creare dibattito e fare politica: quanti decenni sono passati dalle lezioni che non abbiamo imparato ancora.

Eppure Ermes Mattielli ha impugnato l'arma, sparato a persone in fuga, gli si è avvicinato mentre erano sdraiati e feriti sparando qualcosa come quindici colpi a due corpi per terra, non ammazzandoli per la mira tremolante e la fine delle cartucce. È legittima difesa questa? No. È il fallito omicidio di un uomo senza misura che non vorrei mai incrociare ad un semaforo o a una precedenza non data. È un vecchio che bucherebbe il bambino piuttosto che il pallone: Ermes Mattielli è un condannato (giustamente) che ha subito un tentativo di furto, ha sparato come se fosse in guerra contro nemici disarmati e poi ha avuto un infarto.
I mafiosi da morti sono mafiosi morti, un omicida morto è un omicida morto, Ermes Mattielli è un concittadino smisuratamente feroce, anche da morto.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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