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Un grammo a 3 dollari, come cambia il mercato dell’eroina in Afghanistan col ritorno dei talebani

L’Italia parteciperà al G20 per confrontarsi con i leader mondiali, i ministri delle finanze, i governatori delle banche centrali – tra cui la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale – per discutere su quanto sta accadendo dopo la presa di potere dei talebani. Lo scenario economico del Paese potrebbe cambiare e il mercato clandestino di eroina gioca un ruolo fondamentale.
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“Ora subito una Difesa europea. Il G20 su Kabul si terrà”, così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato la partecipazione dell’Italia al forum nato per garantire la stabilità economica e finanziaria dei Paesi membri. Insieme rappresentano il 90 per cento del PIL mondiale, l’80 per cento del commercio di tutto il mondo e i due terzi della popolazione terrestre. Ovvero circa il 60 per cento dei terreni coltivabili e l’80 per cento del commercio mondiale di prodotti agricoli.

Perché l'Afghanistan ha l'attenzione del mondo?

Il Prodotto Interno Lordo dell’Afghanistan è pari a 29,29 miliardi di dollari che, paragonati ai 2,004 migliaia di miliardi di dollari dell’Italia, danno l’idea di quanto povero sia questo Paese. Le sue coltivazioni di oppio, però, costituiscono una delle principali fonti di guadagno. Secondo una ricerca condotta dall’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) “il traffico di oppiacei genera reddito per gli afghani quando viene venduto ai consumatori finali sul mercato interno o estero”. Sempre secondo i dati dell’agenzia, nel 2019 il mercato dell’eroina era equivalente a circa il 10 per cento del PIL. A Fanpage.it Vincenzo Musacchio – giurista, criminologo e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA) e ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra – ha detto: “Nessuno manderà in crisi l’economia legata agli stupefacenti poiché i mercati sono in continuo aumento e la stessa domanda cresce vertiginosamente in ogni parte del globo. L’oppio afgano è più a buon mercato rispetto a quello proveniente dall’America latina. Il nuovo arrivo dei talebani, quindi, potrebbe al massimo aumentare gli affari nello scacchiere dei traffici internazionali di stupefacenti per il sol fatto della maggiore convenienza economica. Le mafie si spostano sempre dove fanno affari e hanno maggiore convenienza. Il mercato della droga afgana è mondiale, per cui si potrà anche ritornare a un nuovo narco-Stato più forte del precedente”.

Il mercato dell'eroina non va in crisi

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L’Onu, in un rapporto del 2009, aveva già evidenziato come “corruzione, illegalità e frontiere aperte abbiano limitato i sequestri di droga ad un insignificante 2 per cento del totale prodotto. Contro il 36 per cento in Colombia per la cocaina)". Ma non solo. “I volumi di droga sequestrata calano in percentuale quanto più le droghe si avvicinano ai mercati lucrativi dell’Europa.  Il valore della droga raddoppia con ogni confine che viene superato: un grammo di eroina del valore di $3 a Kabul può costare fino a $100 a Londra, Milano o Mosca”. All’epoca il Direttore Esecutivo dell’UNODC aveva detto che “sequestrare l’oppio afgano sul luogo di produzione, piuttosto che sul luogo del consumo è infinitamente più efficace ed economico”.

Il 17 agosto – dopo aver preso il controllo di Kabul – il portavoce dei talebani, il mullah Zabihullah Mujahid, ha dichiarato che l’Afghanistan non sarà più un narco-Stato per la coltivazione del papavero da oppio e quindi, per il traffico dell’eroina. Vincenzo Musacchio, però, non crede a questa affermazione: “Si tratta solo di una dichiarazione di facciata. Nel mercato della droga ruotano troppi interessi mondiali tra i quali anche quelli delle mafie italiane (‘ndrangheta, camorra, mafia siciliana e mafie pugliesi) e di quelle internazionali (mafia russa, cinese, turca e giapponese, in primis) che prenderanno – se non l’hanno già fatto – i dovuti contatti con chi amministrerà il potere nei prossimi anni".

"Il mercato della droga per produrre profitti va organizzato meticolosamente e la partecipazione di diversi attori – (mafie, politici, funzionari pubblici e trafficanti) che svolgono diversi ruoli nella filiera – è indispensabile. I talebani non vogliono la scomparsa delle piantagioni di papavero. Non gradiscono soltanto la presenza delle mafie che, giocoforza, gestiscono i traffici e la distribuzione conseguendo i maggiori guadagni”, spiega Musacchio.

Gli imprenditori della droga

Nello scenario economico clandestino internazionale, la Mezzaluna d’oro (Afghanistan, Iran, Pakistan, India e Nepal) – regione asiatica con la maggior produzione di oppiacei – ha un ruolo principale per i cartelli della droga di tutto il mondo. E la volontà espressa dei talebani – se la mettessero in pratica – causerebbe una perdita di denaro tale da mandare in crisi tutta l’economia illecita mondiale. “Personalmente non credo alle loro dichiarazioni – dice Musacchio e continua – Con la nuova presa del potere da parte dei talebani il 16 agosto 2021, dopo venti anni di guerra, il problema “droga” si ripresenterà sia per le Nazioni Unite, sia per ciascuno dei singoli Stati membri dell’Unione europea. È un problema di non poco conto poiché nonostante questo cambio di Governo, il traffico illegale di droga resta sempre la principale fonte di reddito per il Paese asiatico. Quando c’erano i talebani al potere, i campi di papavero erano talmente estesi, nel corso dell’ultimo anno, prima della guerra, che si produssero circa cinquemila tonnellate di oppio. Una cifra record che non ha precedenti nella storia della Nazione asiatica. I talebani quando in passato furono al potere guadagnavano in media circa cento milioni di dollari l’anno per cui non rinunceranno mai ai loro ingenti profitti. Ci saranno a breve accordi tra chi gestirà il potere e le mafie interessate al nuovo business. Mia opinione personale: produzione e traffici purtroppo aumenteranno ancora”.

E allora perché avrebbero dovuto mentire? A chi stavano parlando?

"Innanzitutto alla Comunità internazionale per rassicurarla e poi all’Unione europea che è la più interessata a un eventuale aumento dei traffici e dello spaccio nel proprio territorio. L’esperienza del passato probabilmente ha suggerito loro un atteggiamento apparentemente più diplomatico – dice Musacchio e sottolinea – la realtà credo sia del tutto diversa. Nonostante più parti si dice che non siano terroristi, io credo, al contrario, che lo siano se non altro per la contiguità avuta con al-Qaeda e con il terrorismo di matrice islamica".

Le conseguenze sul popolo afgano

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Il mercato economico dell'eroina non produce guadagno solo al di fuori del Paese. E purtroppo sono le persone a pagare le conseguenze più care: "Gli ultimi dati UNODC ci dicono che in Afghanistan ci sono circa tre milioni di consumatori, quasi un milione sono donne e più di 100 mila bambini. La metà di questi è tossicodipendente – sostiene Musacchio e continua – Molte inchieste giornalistiche hanno sostenuto che le forze di occupazione hanno scelto di appoggiare personaggi notoriamente coinvolti nel narcotraffico (ad esempio i clan Karzai) chiudendo un occhio su questi traffici interni, anche quando coinvolgevano strutture e personale militare della Nato."

Se fosse vero quello che i talebani hanno promesso di fare, potrebbe nascere un conflitto di interesse, ma secondo il professore le mafie hanno capito che "conviene sempre trovare una mediazione". E conclude: "I trafficanti e i talebani non vogliono problemi né guerre interne perché questo significherebbe rinunciare ai loro enormi profitti. Non ci saranno conflitti, solo accordi".

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