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Un Francesco per il Governo

Nella Chiesa le tensioni non mancano, ma, a differenza di quanto accade nella Repubblica Italiana, nel momento di difficoltà i cardinali si chiudono dentro e ricompongono le fratture. Loro hanno capito tutto. I politici no.
A cura di Antonio Menna
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Centoquindici cardinali si chiudono in una cappella e in due giorni trovano un accordo per salvare la Chiesa in uno dei momenti più difficili della sua storia. Circa mille parlamentari discutono e non si vede nemmeno l'ombra di una strada per salvare l'Italia. Se è vero che nella crisi si vedono carattere e solidità, la Chiesa ha mostrato di averne molto più della Repubblica italiana. Non che mancassero tra i cardinali, divisioni, ambizioni, lotte di potere e ombre. Anzi, le tensioni in Vaticano erano così alte da spingere Benedetto XVI alle clamorose dimissioni. Ma nel punto più critico, la Chiesa si chiude dentro, ricuce gli strappi, stoppa le competizioni, frena gli scontri personali, ed elegge un uomo che coglie subito la necessità del cambiamento, prende il nome del poverello d’Assisi, rinuncia al crocifisso d’oro e sul balcone di San Pietro si mette lui in ginocchio davanti alla gente. I cardinali hanno capito tutto. I politici no. Non c’è un Francesco anche per il Governo?

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Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
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