Un caso ogni 4 in Italia è variante delta del Covid, siamo il quinto paese in Europa in cui è più diffusa
L’Italia è quinta al mondo per diffusione della variante Delta, con il 26% dei contagi ormai riconducibile alla mutazione indiana da Covid. Questa la stima pubblicata dal Financial Times sulla base delle sequenze genetiche del virus depositate nella banca internazionale di dati Gisaid e dei dati provenienti dall’istituto di ricerca belga Sciensano. Numerosi sicuramente densi di significato se si considera che appena tre settimane fa, nell’ultima indagine dell’Istituto superiore di sanità, la variante Delta rappresentava appena l’1 per cento del totale dei casi in Italia.
La diffusione della variante delta in Italia
Per capire la reale diffusione della variante delta (e delle altre mutazioni dell'infezione da SARS-CoV-2) in Italia il Ministero della Salute ha fatto sapere che domani, 22 giugno ci sarà una nuova indagine rapida: in totale saranno sequenziati 777 tamponi distribuiti tra tutte le regioni secondo un campione geografico rappresentativo. Le regioni dovranno inviare i risultati dei sequenziamenti entro il 1º luglio e gli esiti dell’indagine sono attesi nel giro di pochi giorni.
Lo scenario nel nostro Paese
Va comunque evidenziato che, al momento, non si sta verificando quanto accaduto in occasione dell'arrivo della variante inglese in Italia: con quest’ultima c'era stato un forte incremento di nuovi casi, vista la sua più marcata velocità di trasmissione rispetto al ceppo originario; al contro la diffusione dell’indiana, la Delta, considerata più contagiosa del 40 per cento rispetto all’inglese, non ha un effetto trascinamento e sta coincidendo con un crollo dei nuovi positivi.
La diffusione in Europa
La variante Delta è invece diventata già dominante in Regno Unito e Portogallo, dove la concentrazione è rispettivamente del 98% e del 96%. Seguono la Russia, gli Stati Uniti con il 31%, quindi il nostro Paese con il 26%. Poi Belgio 16%, Germania 15% e Francia 6,9%. Un ritmo diverso di diffusione tutto da chiarire. Certo il punto sul quale in molti sono d'accordo è che una delle principali contro misure sia accelerare con le campagne di vaccinazione anti Covid-19. "C'è un messaggio che tutti dobbiamo avere molto chiaro: non è finita", osserva sul quotidiano il virologo Bruno Lina, dell'Università ‘Claude Bernard' di Lione.