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Autovelox fotografa un Fiat Doblò a 1260 Km/h. Insorgono gli automobilisti

La polizia municipale di Oria notifica al conducente di una Fiat Doblò una multa per aver superato il limite di velocità di 1078 km/h. Una notizia surreale che però fa riflettere sull’effettiva utilità degli autovelox, per molti, una vera e propria tassa occulta per gli italiani.
A cura di Cristian Basile
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Autovelox_multe

Pensavate che la Fiat non costruisse auto veloci? Credevate che il concetto di velocità stridesse terribilmente con il concetto di veicolo commerciale? Avete aperto un mutuo per pagare la vostra automobile supersportiva? Spendete metà del vostro stipendio in carburante? Allora non conoscevate il Fiat Doblò. Una vettura che molti ricorderanno per la sua linea discussa (che molti dei critici più magnanimi hanno definito "inguardabile"), forse altri la loderanno per il suo spazio e la sua versatilità ma di sicuro nessuno avrà mai sospettato che dietro all'aria di un auto piuttosto comune e "innocua" si nascondesse in realtà un vero e proprio bolide, che, quando vuole, fa impallidire Ferrari e Lamborghini.

Qualcuno sorriderà, ma le prove sono schiaccianti: gli agenti del Comando della Polizia Municipale di Oria in provincia di Brindisi hanno sorpreso un conducente di un Fiat Doblò alla velocità di ben 1230 km/h superando il limite massimo consentito per quel tratto di strada di 1078 km/h e superando, non c'è limite all'imprudenza, anche la barriera del suono (1.193,4 km/h). Lo rende noto con un comunicato Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori.

"Non ci credevamo – afferma D'Agata – finchè non abbiamo visto con i nostri occhi il verbale che è stato notificato alla società proprietaria del mezzo che risulta chiaramente non essere un aeroplano". D'Agata parte da questa notizia curiosa per evidenziare che nella maggior parte delle volte l'autovelox, strumento che dovrebbe garantire una maggiore sicurezza stradale, diventa in realtà un macchina "spenna automobilisti" al fine di rimpinguare le casse dei comuni. Proprio la necessità di aumentare le entrate porta, secondo D'Agata "i comuni e gli alti enti locali a mettere al primo posto esigenze di cassa con conseguenti errori materiali, vizi di forma e violazioni della normativa e dei regolamenti per la contestazione delle infrazioni, piuttosto che la sicurezza stradale e la certezza delle verbalizzazioni ed il diritto alla difesa dei cittadini".

Sottolinea infine D'Agata: "Ancora una volta appare sempre più evidente come questi strumenti elettronici e lo stesso sistema di gestione di questo tipo d'infrazioni faccia acqua da tutte le parti non consentendo la certezza del fatto, oltrechè giuridica, di una sempre corretta rilevazione e contestazione delle infrazioni". Mentre si moltiplicano le proteste e le denunce dei cittadini contro gli autovelox difettosi o illegali, molti credono si debba riconsiderare l'idea, di qualche anno fa, di far finire i soldi delle multe direttamente nelle casse dello stato e non in quelle degli enti locali.

A questo proposito bisogna ricordare che l'articolo 208 del Codice della strada prevede che i proventi delle multe vadano reinvestiti in attività a favore della sicurezza e della prevenzione degli incidenti stradali. Una prescrizione che viene puntualmente disattesa come evidenziano diversi studi secondo i quali: "il 50% dei Comuni non utilizza le risorse derivanti da suddetti proventi come previsto per legge" tanto che molto spesso le entrate per le infrazioni degli automobilisti diventano una voce irrinunciabile per far quadrare i conti e le amministrazioni comunali indicano molto frequentemente il gettito previsto per i prossimi esercizi nei bilanci di previsione. Insomma l'autovelox pare sia diventata per gli italiani una vera e propria tassa occulta.

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