Un anno in coma per un colpo di pistola, la famiglia di Sissy: “Continuiamo a chiedere risposte”
Un anno fa l’agente penitenziaria Sissy Trovato Mazza lasciava il carcere femminile della Giudecca per andare a svolgere un compito esterno. Un anno fa la poliziotta calabrese veniva colpita alla testa da un proiettile nell’ascensore dell’ospedale della città veneta. Da 12 mesi quel proiettile la tiene in coma e niente è cambiato.
Dalla Calabria genitori della 29enne continuano a chiedere risposte alla Procura che dopo alcuni accertamenti è giunta alla conclusione che fosse stata la stessa agente a esplodere quel colpo nel tentativo di togliersi la vita, quella stessa vita a cui oggi si aggrappa con tutte le forze.Salvatore Trovato Mazza e la sua famiglia hanno rivolto innumerevoli appelli ai colleghi di Sissy. una delle quali l’accompagnava quella mattina, di fornire qualsiasi informazione utile a ricostruire quanto accaduto, nella irremovibile convinzione che sia stato qualcun altro a ridurre in fin di vita l’agente.
Nonostante le richieste fatte pervenire alla Procura e gli appelli a eventuali testimoni, a un anno di distanza i genitori di Sissy continuano a chiedere le risposte alle loro domande. Non meritava un’indagine interna del carcere – considerati i problemi sul lavoro che la poliziotta recentemente aveva rivelato ai genitori – la tragedia avvenuta durante il servizio? Non doveva forse essere sequestrato l’ascensore dove avvennero i fatti? “È stato fatto proprio tutto ciò che era necessario per Sissy?
A supportare la famiglia Trovato Mazza è rimasto il gruppo ‘Sissy, la Calabria è con te', che si occupa di reperire fondi per l’assistenza medico-legale della famiglia. A un anno di distanza le domande sono le stesse, ma mancano le risposte.