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L'omicidio di Niccolò Ciatti in Spagna

Pestato a morte in discoteca, padre di Niccolò Ciatti: “Non sono ragazzi, sono assassini”

“Avrei voluto gridargli “assassini!”” così il padre di Niccolò Ciatti, il 26enne fiorentino ucciso durante una rissa con tre coetanei ceceni in una discoteca spagnola due anni fa. Oggi all’udienza preliminare al Tribunale spagnolo di Blanes, il pm ha chiesto rinvio a giudizio per uno solo dei tre aggressori, colui che sferrò il calcio mortale alla testa mentre era inerme. L’accusa è omicidio volontario aggravato dalla maggiore forza fisica.
A cura di Angela Marino
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Entro fine luglio il giudice deciderà se rinviare a giudizio per omicidio volontario Rassoul Bissoultanov, 26 anni, uno dei tre ceceni che massacrarono di botte il 26enne italiano Niccolò Ciatti, morto l'11 agosto 2017, nella discoteca St. Trop' di Lloret de Mar, a Giurona, in Spagna. È quanto emerso durante l'udienza preliminare del Tribunale spagnolo per il caso del giovane di Scandicci, morte due anni fa. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per Rassoul Bissoultanov, colui che materialmente sferrò il calcio mortale. Per Khabibul Kabatov, 22 anni, Movsar Magomedov, 24 anni, il pubblico ministero ha chiesto l'archiviazione provvisoria, istituto di diritto spagnolo che consente di rinnovare l'imputazione qualora emergano elementi nuovi durante il processo. All'udienza erano presenti due dei tre ceceni e la famiglia Ciatti.

I fatti risalgono all'agosto di due anni fa, quando Niccolò Ciatti si trovava in vacanza a Lloret de Mar, nella località della Costa Brava, in Spagna, con alcuni amici. Pr per alcune discoteche, Niccolò si guadagnava da vivere vendendo frutta al mercato centrale di Firenze, dove gestiva un banco, era un ragazzo solare, sportivo, cercava casa con la sua ragazza. Quella sera si trovava nella discoteca St. Trop' dove si stava divertendo con gli amici. Qualche drink, poi in pista a ballare fino a che un gruppo di coetanei ceceni non ha cominciato ad aggredire Niccolò e i suoi amici. La rissa si è sposata fuori, Niccolò è stato preso di mira, colpito brutalmente, finendo in ginocchio. Proprio mentre era inerme è stato colpito da una violentissima pedata alla tempia. Il colpo mortale.

A sferrare quel calcio è stato Rassoul Bissoultanov, 26 anni, professionista della lotta libera, ex militare in Cecenia e oggi rifugiato politico in Francia, dove è tesserato all’Academie Europenne di Strasburgo e dove a chiesto asilo dopo la guerra tea Cecenia e Russia. A riprendere quel brutale pestaggio sono state le telecamere di videosorveglianza che mostrano chiaramente come al pestaggio abbiano partecipato anche i suoi due amici Khabibul Kabatov e Movsar Magomedov, che rischiano l'imputazione per omicidio in concorso. Tra i tre, Rassoul Bissoultanov è l'unico recluso in carcere. "Avevamo due dei ceceni che hanno partecipato all'omicidio di mio figlio a soli 2 metri da noi, d'impeto avrei voluto alzarmi e andare davanti e urlargli ‘siete degli assassini'. Ma mi sono trattenuto nonostante il nostro dolore devastante". Cosi' racconta Luigi Ciatti, padre di Niccolò.

"Sono degli assassini, non sono dei ragazzi – racconta dalla Spagna – non avevano nessuna espressione nello sguardo, hanno avuto un comportamento freddo e indifferente. Ho avuto l'impressione di vedere due giovani con soltanto una massa di muscoli e niente altro. Questi sono coloro che hanno ucciso mio figlio". Sulle richieste del pm Luigi Ciatti si dice "un po' deluso, la sensazione della mia famiglia non è buona per il prosieguo del processo, per noi sono tutte e tre colpevoli, pero' comunque l'ultima parola e' del giudice istruttore che puo' decidere di processarli tutti".

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