Ucciso e mutilato a Genova, i sommozzatori dell’Arma cercano la testa di Mahmoud tra gli scogli
Mentre continuano le indagini per ricostruire esattamente la dinamica dell'omicidio, i carabinieri del nucleo Subacquei del comando di Genova stanno cercando, lungo la scogliera della colmata a mare di Chiavari, a ponente della foce dell'Entella, la testa di Mahmoud Abdalla. Il 19enne egiziano sarebbe stato ucciso nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 luglio, ma il cadavere è stato mutilato di testa e mani.
Secondo quanto appreso, è stato uno degli indagati a collaborare con gli investigatori dando indicazioni sul luogo dove si potrebbe ancora trovare la testa. Mohamed Ali Abdelghani detto Bob "è sconvolto. Ma vuole collaborare, tanto che ha dato indicazioni che possono far ritrovare la testa mozzata di Mahmoud", che potrebbe trovarsi tra gli scogli, ha detto l'avvocato che assiste il giovane, Salvatore Calandra.
"Bob è arrivato in Italia da clandestino, qui ha ritrovato il fratello ed è stato coinvolto in una cosa terribile. Non fa che piangere, è totalmente sconvolto. Ma la sua posizione è chiara: è finito dentro una cosa che davvero non si aspettava. È stato minacciato e ha avuto paura per la sua famiglia", ha aggiunto ancora il legale dopo che ha visitato il suo assistito in carcere.
Anche la comunità musulmana "è sconvolta. Abbiamo pregato per Mahmoud, una preghiera collettiva con alcuni dei suoi amici – ha detto l'imam Husein Salah – che sono tutti molto tristi e arrabbiati. La nostra legge vieta di sfigurare un defunto, è un'offesa a lui e ai suoi familiari. Quel che è successo è terribile e per di più per una cosa così futile – ha concluso l'imam -. Le esequie? quando sarà possibile lo seppelliremo nel Maqbara vicino al cimitero di Staglieno. E la testa dovrà essere seppellita con lui".
Intanto, si terrà domani l'interrogatorio per la convalida del fermo dei due indagati, il 26enne Bob e Mohamed Ali Abdelghani Ali, detto Tito 27enne residente a Chiavari, a cui è contestato l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi: avrebbero ucciso il 19enne perché non volevano che dopo essersi licenziato andasse a lavorare con la concorrenza e portasse via i clienti. Il sostituto procuratore Daniela Pischetola, nella richiesta di custodia in carcere su cui il gip si pronuncerà sostiene che i due parrucchieri siano "altamente pericolosi e inclini alla distruzione di prove".