Ucciso con pasta al salmone avvelenata: “È stata mamma di Leon, voleva commettere suicidio collettivo”
Secondo il team difensivo di Alessandro Leon Asoli, l'omicidio del patrigno Lorenzo Grimandi, di 56 anni, sarebbe stato in realtà architettato dalla madre. Per i legali, la donna avrebbe architettato un suicidio-omicidio allargato al figlio e al compagno. Leon è attualmente l'unico imputato per l'accaduto. Nella giornata di lunedì 16 maggio, la pm Rossella Poggioli aveva chiesto per Asoli l'ergastolo, definendolo "bugiardo e manipolatore" e sostenendo che il 20enne fosse "mosso dall'ossessione per l'eredità". La difesa ha risposto alle accuse con l'arringa dell'avvocato Fulvio Toschi, che ha invece invocato l'assoluzione e la derubricazione del tentato omicidio a lesioni personali: l'imputato, infatti, ha sempre ammesso di aver aggredito la madre sostenendo che la donna avesse aggiunto il veleno alla pasta al salmone da lui cucinata.
Per l'avvocato Toschi, Asoli avrebbe preparato la cena per tutta la famiglia, ma sarebbe stata sua madre ad aggiungere il nitrito di sodio per liberarsi di lui e del compagno. Secondo la difesa, la donna combatteva da tempo con la depressione. A una chiromante avrebbe detto di non volere più il figlio tra i piedi, confessandole di non "voler più essere mamma". Da qui, la decisione di acquistare il veleno e di orchestrare un omicidio-suicidio. La donna avrebbe già tentato di togliersi la vita anni prima, arrivando perfino a valutare di dare Leon in adozione.
Anche il rapporto con il marito Lorenzo Grimandi sarebbe stato diverso da quello dipinto in aula. Secondo l'avvocato di Leon, la donna si sarebbe riferita al compagno con parole poco lusinghiere in alcune chat con le amiche. Con loro avrebbe messo in dubbio i suoi sentimenti verso l'uomo sposato nel 2018. Per l'accusa, la donna avrebbe deciso di convolare a nozze solo per uscire dalla sua condizione di madre single.