Uccisero il padre violento: assolto in Appello uno dei fratelli Scalamandrè, conferma pena per l’altro
Sentenza ribaltata in appello e assoluzione per uno dei fratelli Scalamandrè, i due ragazzi che uccisero il padre violento che picchiava la madre il 10 agosto del 2020 nell'appartamento dove vivevano i due ragazzi, nel quartiere di San Biagio, nella periferia di Genova.
La corte di assise d’appello di Genova, presieduta dal giudice Annaleila Delo Preite, infatti oggi ha assolto Simone Scalamandré, il minore dei due fratelli imputati nel processo per l'assassinio del padre Pasquale Scalamandré.
Nella stessa sentenza i giudici, invece, hanno confermato la condanna per il fratello maggiore Alessio Scalamandré, al quale è stata imposta una pena di 21 anni di carcere.
Già in primo grado, nel febbraio scorso, la Corte d'assise di Genova aveva accolto la testi della diversa responsabilità nel fatto tra i due ragazzi per i quali invece il pm aveva chiesto una pena quasi identica a oltre venti anni di reclusione per omicidio volontario in concorso, aggravato dal vincolo di parentela.
In primo grado infatti Simone Scalamandré era stato condannato a 14 anni di carcere con l' applicazione dell'articolo 114 del codice penale che fa riferimento al "contributo minimo" dell'imputato nella commissione di un reato in concorso.
Una decisione che non era piaciuta al pm che aveva presentato ricorso al pari dei legali dei due giovani. Ora però per Simone Scalamandré è arrivata l'assoluzione piena perché secondo la sentenza di secondo grado il ragazzo non ha avuto responsabilità alcuna nell’omicidio del padre.
Ricorso che sicuramente ci sarà anche in questo caso e porterà alla sentenza definiva in Cassazione. Lo ha già annunciato ad esempio l'avvocato della famiglia della vittima, secondo il quale "i due fratelli hanno ucciso il padre insieme e per questo devono essere condannati entrambi alla pena che meritano per un omicidio".
Ma ricorso ci sarà anche da parte della Difesa che ritiene l'omicidio una legittima difesa a un’aggressione del padre che quella sera era andato a casa dei figli per chiedere loro di ritrattare i racconti e le accuse nei suoi confronti. La vittima infatti era indagata per maltrattamenti nei confronti della madre dei ragazzi, che aveva trovato rifugio in una struttura protetta, e a breve si sarebbe svolto il processo. L'uomo fu aggredito dai figli al culmine dell’ennesima furibonda lite e colpito molte volte con un mattarello e altri oggetti.
“Questa sentenza rafforza la nostra motivazione ad andare avanti anche in Cassazione” ha spiegato infatti l'avvocato dei fratelli Scalamandrè.