Uccise moglie con 29 coltellate a Taurisano: aggredito violentemente dagli altri detenuti in carcere
Albano Galati, il 57enne di Taurisano (Lecce) che il 16 marzo 2024 uccise la moglie Aneta con 29 coltellate e ferì la vicina di casa dove la donna aveva cercato rifugio, sarebbe stato aggredito violentemente all'interno della sua cella nel carcere di Taranto. L'episodio, avvenuto circa una settimana fa, è stato reso noto solo oggi, 12 febbraio, dai legali dell'uomo. Galati era stato trasferito da poco dalla casa circondariale di Foggia e, secondo quanto riferito dai suoi legali, sarebbe stato vittima di una vera e propria spedizione punitiva da parte di un gruppo di detenuti.
Stando alla ricostruzione fornita dagli avvocati Luca Puce e Davide Micaletto, il 57enne sarebbe stato minacciato fin dal suo arrivo con intimidazioni che lo esortavano ad "andarsene" poiché considerato "non gradito" all’interno della struttura penitenziaria. Le minacce si sarebbero poi concretizzate in un'aggressione, avvenuta direttamente nella sua cella, dove il detenuto sarebbe stato colpito ripetutamente con violenza. A seguito dell'attacco, avrebbe riportato gravi traumi lacero-contusi al volto, oltre a numerose contusioni su tutto il corpo, che gli avrebbero provocato forti difficoltà nella deambulazione e nella respirazione.
I legali hanno espresso forte preoccupazione per quanto accaduto, sottolineando che l'uomo si trovava nella sezione destinata ai detenuti comuni, nonostante fosse prevedibile che, a causa della natura del reato di cui è accusato, avrebbe attirato particolari attenzioni da parte degli altri reclusi. "È impensabile che non si sia tenuto conto del rischio concreto che Galati potesse essere preso di mira", hanno dichiarato Puce e Micaletto, definendo l’accaduto come "un episodio di violenza selvaggia che poteva e doveva essere prevenuto da chi ne aveva il compito e il potere".
L’aggressione evidenzia "evidenti responsabilità gestionali" da parte dell’amministrazione penitenziaria, che non avrebbe adottato le necessarie misure di sicurezza per proteggere il detenuto, dicono Micaletto e Puce. Per questo motivo, annunciano che verranno avviati opportuni approfondimenti presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (Dap), con la richiesta di chiarimenti e provvedimenti specifici. Inoltre, ogni istanza istruttoria sarà inoltrata anche al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, affinché venga fatta luce su quanto accaduto e si evitino episodi simili in futuro.
Al momento, il processo a carico di Galati non è ancora iniziato, e l’uomo è stato successivamente trasferito in un’altra sezione del carcere di Taranto, presumibilmente per motivi di sicurezza.