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Uccise la suocera a coltellate nella cucina di casa, Di Dio condannata a 9 anni: “Era stanca delle vessazioni”

Sono state depositate le motivazioni della sentenza che vede condannata Laura Di Dio, 31 anni, a 9 anni di reclusione per l’omicidio della suocera Margherita Margani, uccisa a coltellate nella cucina di casa. Alla donna è stato riconosciuto il vizio parziale di mente. “Omicidio maturato perché stanca delle continue vessazioni della suocera”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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È stata condannata a 9 anni, 9 mesi e 9 giorni di carcere Laura Di Dio, la 31enne di Pietraperzia (Enna) accusata di aver ucciso a coltellate la suocera Margherita Margani il 4 febbraio del 2023. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato dinanzi al gup del tribunale di Enna e alla donna sono state concesse le attenuanti generiche, ritenute prevalenti sull'aggravante del rapporto di parentela. Alla donna è stato inoltre riconosciuto il vizio parziale di mente.

La donna aveva accoltellato la suocera nella cucina della sua abitazione il 4 febbraio dello scorso anno. Secondo quanto emerso dalle indagini, la 31enne avrebbe colpito la suocera prima con un coltello da cucina e poi con una forbice all'altezza della gola. Dopo averla uccisa, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe fumato una sigaretta "seduta" sul corpo senza vita della suocera. Il gip ha reso note le motivazioni sulla base delle quali Di Dio è stata condannata alla pena 9 anni e 9 mesi accogliendo le tesi dei difensori, gli avvocati Antonio Impellizzeri e Salvatore Timpanaro.

La pena richiesta per la donna dalla Procura della Repubblica era di ben 18 anni. Il Tribunale ha proceduto ad un complesso calcolo con le riduzioni previste dalla legge e riconoscendo sia la seminfermità mentale che le attenuanti generiche, arrivando così alla riduzione a 9 anni anche con la scelta di rito abbreviato. Le attenuanti riconosciute a Di Dio erano state indicate anche negli interventi degli avvocati Impellizzeri, l'8 febbraio, e Timpanaro il 22 febbraio del 2024.

I difensori avevano anche chiesto l'ulteriore attenuante della provocazione per accumulo sulla base delle risultanze delle investigazioni difensive svolte nell'agosto del 2023 prima del giudizio immediato. Il Tribunale ha scelto di non riconoscerla, valorizzando però quanto già evidenziato dalla difesa. Il delitto, stando a quanto si legge nelle motivazioni, sarebbe maturato in seguito alle tensioni causate dai giudizi costanti della vittima nei confronti della nuora e dai "comportamenti persecutori" da lei perpetrati.

"La motivazione della sentenza accoglie in pieno le nostre tesi difensive – hanno affermato i due avvocati difensori della donna, Impellizzeri e Timpanaro – riconoscendo all'imputata le attenuanti generiche e l'attenuante del vizio parziale di mente. La sentenza è giusta ed equilibrata, frutto di valutazioni approfondite sotto il profilo tecnico-giuridico da parte di un Tribunale attentissimo". Secondo la recente riforma Cartabia, se i difensori della 31enne non proporranno appello spetterà una ulteriore riduzione di pena di quasi venti mesi.

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